Il marketing telefonico aggressivo vive tempi difficili, con i sistemi (ormai spesso implementati di default nei nostri smartphone) che consentono di individuare le chiamate commerciali, con il registro delle opposizioni finalmente esteso ai numeri mobili e con le innovazioni tecnologiche (come il nuovo filtro chiamate di Google) che spesso ci evitano il disturbo di dover rispondere alle telefonate promozionali.
Per evitare di incorrere in questi ostacoli, le aziende che si occupano di marketing telefonico (o, meglio, le aziende che si occupano di marketing telefonico e che hanno pochi scrupoli e poco riguardo per la normativa) hanno iniziato a utilizzare in maniera sempre più frequente tecniche come lo spoofing dell’ID chiamante (o caller ID spoofing) per ottenere una numerazione “pulita” da utilizzare per effettuare chiamate promozionali.
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Cos’è e come funziona lo spoofing dell’ID chiamante
Quest’ultima “frontiera” del marketing telefonico aggressivo può essere realizzata in vari modi ed è, a seconda delle tecniche adottate, più o meno complessa da smascherare.
In particolare, inizialmente l’ID spoofing si è diffuso con la tecnologia VoIP, che consentiva agli utenti attraverso soluzioni software di “assegnarsi” un numero telefonico (con l’obiettivo dichiarato di consentire di appaiare l’identificativo della linea VoIP a quello effettivamente posseduto sulla linea telefonica).
L’AGCOM è tempestivamente intervenuta in materia e già con la delibera n. 8/15/CIR ha imposto agli operatori di verificare la corrispondenza fra gli identificativi generati dal cliente e le numerazioni attribuite alla linea che origina la comunicazione, eventualmente bypassando l’ID “dichiarato” dal mittente della chiamata sovrascrivendolo con il numero reale a questo attribuito.
L’AGCOM si è anche preoccupata di “responsabilizzare” eventuali operatori di transito, imponendo all’operatore di origine di stipulare accordi per evitare che in fase di transito l’ID chiamante non sia ingiustificatamente rimosso o modificato.
Mentre, quindi, queste tecniche “rudimentali” venivano superate, gli operatori di marketing si sono evoluti ed hanno sfruttato le falle di questo sistema.
Siccome l’ID chiamante viene gestito a responsabilità delle singole compagnie telefoniche che “hanno in carico” le varie numerazioni e che quindi danno origine alla chiamata, quando una chiamata proviene da una compagnia telefonica ed è indirizzata ad un’altra, quest’ultima compagnia, che riceve la chiamata, deve “fidarsi” del dato sull’ID chiamante che fornisce la compagnia che inoltra il segnale.
Ora, se le grandi compagnie hanno tutto l’interesse ad evitare disallineamenti fra il numero chiamante e il numero dichiarato alla compagnia del ricevente (anche perché potrebbero rendersi complici di una sostituzione di persona), esistono però compagnie telefoniche (specie extra UE), il cui controllo è meno efficiente.
A quel punto per le compagnie italiane è difficile separare il grano dalla crusca. Magari una persona all’estero sta chiamando un amico in Italia e la telefonata che arriva con ID chiamante nostrano da uno stato straniero è del tutto legittima, o magari si tratta di un call center che vuole “apparire” come un numero mobile non segnalato per pubblicità aggressiva per proporre le sue offerte, o magari ancora si tratta di una truffa in piena regola in cui il chiamante vuole presentarsi come un’altra persona o comunque sfruttando una numerazione che ben difficilmente potrà essergli ricondotta.
Le compagnie telefoniche italiane sono quindi le prime vittime di questa pratica, che è dannosa per l’intero sistema perché compromette la fiducia nell’intero “sistema” dell’ID chiamante.
Se finora le alterazioni consentite a questa stretta corrispondenza fra numero assegnato e ID chiamante erano molto poche (ad esempio le forze dell’ordine possono chiedere alle compagnie telefoniche di assegnare loro un determinato ID chiamante nell’ambito di un’attività di indagine) la diffusione incontrollata di questi sistemi di elusione del sistema di assegnazione dell’ID, che sfruttano canali transnazionali, è estremamente difficile da arginare.
Le soluzioni sul tavolo dell’AGCOM
Il Garante delle comunicazioni è intervenuto per tempo per evitare il diffondersi del fenomeno dello spoofing dell’ID chiamante, diffidando gli operatori che adottano questa tecnica ingannevole sin dal 2019 e promuovendo nello stesso anno un tavolo tecnico ad hoc.
Adesso, però, gli operatori di marketing telefonico, messi all’angolo dal progredire delle tecnologie che riconoscono le loro numerazioni (e delle intelligenze artificiali che le filtrano), adottano queste tecniche sempre più estensivamente ed è per questo che il Comitato tecnico sulla sicurezza delle comunicazioni elettroniche istituito in seno ad AGCOM si è recentemente occupato del problema, proponendo diverse soluzioni, tra le quali si possono menzionare:
- il blocco delle chiamate da internazionale provenienti da una numerazione fissa geografica italiana. Questo strumento consentirebbe di bloccare le pratiche di ID spoofing finalizzate a far apparire al destinatario un ID chiamante con una localizzazione geografica a lui vicina, così da fargli credere che si tratti di una telefonata legittima;
- il blocco delle chiamate da internazionale provenienti da una numerazione mobile italiana quando il reale cliente mobile non è in roaming. Questo strumento (che impone però un difficile controllo in tempo reale dello “stato” della numerazione mittente che dovrebbe essere condiviso fra più operatori) consentirebbe di arginare in maniera sostanziale anche lo spoofing ID da mobile (anche se come contraltare potrebbe rischiare di “concentrare” lo spoofer su numeri in roaming nel paese mittente, generando così un rischio maggiore per le utenze in quel determinato paese).
- il blocco delle chiamate provenienti da una numerazione italiana in formato non E164. Il formato E164 è il formato standard per l’instradamento delle chiamate a livello internazionale (ad esempio per l’Italia il formato prevede la combinazione +39 in capo al numero). Anche se non è risolutivo (gli operatori truffaldini verosimilmente si orienteranno verso una più corretta definizione del numero chiamante) può essere uno strumento utile nel breve periodo per arginare il fenomeno.
- il blocco delle chiamate da internazionale che hanno un ID italiano non registrato come mobile. Questa tecnica è utile per evitare chiamate da numerazioni inventate, anche se non pare risolutiva in quanto lo spoofing più pericoloso è senz’altro quello che comporta l’appropriazione di una numerazione mobile esistente e comunque questo sistema per essere attuato comporta la collaborazione in tempo reale delle varie compagnie telefoniche italiane.
L’elenco degli strumenti proposti dal Comitato dà evidenza della difficoltà del fenomeno e della sua disciplina, così come dei potenziali rischi derivanti da queste tecniche, che possono non solo essere utilizzate per finalità di marketing aggressivo, ma potrebbero essere utilizzate per truffe, sostituzioni di persona o attività di vishing.
Come difendersi dallo spoofing dell’ID chiamante
Ad oggi è difficile pensare a delle soluzioni definitive per il fenomeno dell’ID spoofing, anche se l’attività di AGCOM è costante sul punto e non c’è da dubitare sul fatto che porterà a dei risultati nel breve periodo.
Le problematiche che possono derivare da questa tipologia di marketing sono, inoltre, di due tipi:
- l’utente riceve chiamate da parte di numeri in apparenza legittimi;
- l’utente è intestatario di un numero telefonico utilizzato da un operatore di marketing aggressivo per le sue attività.
Mentre per il primo caso l’unica cosa da fare è esercitare prudenza (può essere utile il metodo consistente nel proporre al chiamante di procedere a richiamarlo, così da essere certi di corrispondere con il reale titolare del numero), essere consapevoli del fatto che l’ID chiamante che appare sugli schermi dei nostri telefoni non è sempre affidabile, e segnalare attività sospette, nel secondo caso è importante identificare il problema e correre ai ripari segnalando la circostanza al nostro gestore e, ove del caso, alle autorità competenti.
Il modo più efficace per accorgersi del fatto che il nostro numero è stato utilizzato per attività di marketing aggressivo è quello di verificare online se il nostro numero è presente e indicato come spam sui vari servizi dedicati all’individuazione di tali numerazioni presenti online, mentre altri segnali da tenere presenti sono ad esempio ricevere chiamate da soggetti convinti di parlare con un’azienda (magari nota per le sue attività di marketing telefonico) o di “proseguire” una conversazione che non abbiamo iniziato.
Le criticità del sistema dell’ID chiamante
Questi problemi però sono in certa misura endemici all’avanzare della tecnologia, con protocolli pensati molti anni fa per uno scenario d’uso e che devono funzionare ancora oggi in uno scenario completamente diverso e più “ostile”.
Così come il sistema della messaggistica email mostra le proprie debolezze di fronte alle attività di spam e scam (o di tracciamento degli utenti) che le nuove tecnologie consentono, anche il sistema dell’ID chiamante è stato concepito per un sistema telefonico prevalentemente nazionale ed in cui i costi delle comunicazioni fra paesi diversi impedivano di per se stesse che venissero congegnati meccanismi come quelli cui assistiamo oggi.
Solo un ripensamento tecnologico dalle basi del sistema dell’ID chiamante o un vero e proprio superamento dell’utilizzo della rete telefonica in favore di tecnologie più moderne potrebbe risolvere davvero i problemi che oggi ci troviamo ad affrontare.
Sfortunatamente però il superamento di uno standard in favore di un nuovo approccio è sempre problematico e ricco di insidie, e il mercato attuale non sembra pronto ad accettare smartphone che non sono in grado di telefonare, anche se questa loro “capacità” ci espone ogni giorno a chiamate di marketing aggressivo e che sono fonte di disturbo.