Il 19 marzo, la Commissione Europea ha accusato Google e Apple di violare le norme del Digital Markets Act (DMA), il regolamento europeo che regola i mercati digitali e che introduce per le grandi aziende che svolgono il ruolo di “gatekeeper” sul mercato, specifici obblighi volti a garantire un mercato digitale più equo e competitivo, secondo un approccio “ex ante” che sanziona le imprese che pongono in essere pratiche ritenute contrarie al principio di leale competizione.
L’azione avviata dalla Commissione Europea, seppur si sia ancora nella preliminare fase di rassegna delle conclusioni preliminari, rappresenta un passo significativo nella regolamentazione delle grandi piattaforme tecnologiche, mirato a prevenire l’abuso di posizione dominante e a promuovere la trasparenza nelle pratiche commerciali.
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I rilievi preliminari della Commissione Europea su DMA
Come anticipato in premessa, il 19 marzo la Commissione Europea ha pubblicato due comunicati stampa nei quali si dava atto dell’avvenuto avvio, nei confronti di Alphabet ed Apple, di indagini circa il rispetto da parte dei servizi rientranti nel campo di applicazione del Digital Markets Act, delle norme previste dal suddetto regolamento.
In linea generale, si contestano ad Alphabet la sussistenza di difformità del proprio motore di ricerca Google rispetto alle previsioni regolamentari. Tramite Google, infatti, avrebbe favorito i propri servizi penalizzando quelli resi dai concorrenti. La società di Mountain View avrebbe anche imposto restrizioni sul Google Play Store, impedendo agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso piattaforme alternative con offerte più convenienti.
Apple
Apple, d’altro canto, è accusata di ostacolare la concorrenza limitando l’accesso alle funzionalità essenziali di iOS per i dispositivi di terze parti, come smartwatch e auricolari. La Commissione, all’esito delle indagini svolte sui servizi dell’azienda di Cupertino, ha mandato a quest’ultima di migliorare l’interoperabilità dei suoi dispositivi con prodotti di altre aziende, una misura che potrebbe avere implicazioni significative per l’ecosistema storicamente chiuso di Apple.
Le contestazioni mosse ad Alphabet con il DMA: i dettagli
Entrando nel merito delle contestazioni mosse ad Alphabet, sono due i macro ambiti nei quali la Commissione rileva la sussistenza di violazioni degli obblighi recentemente introdotti dal Digital Markets Act:
- Manipolazione dei risultati di ricerca: secondo le indagini svolte dalla Commissione e i riscontri dei terzi interessati pervenuti nel corso di diversi workshop, la Commissione ritiene che Alphabet manipoli i risultati di ricerca per favorire i propri servizi, come Google Shopping, Google Flights e Google Hotels. Più specificatamente, Alphabet riserverebbe ai propri servizi un trattamento più prominente, facendoli visualizzare all’utente fra i primi risultati della ricerca o in spazi dedicati e, in molti casi, con formati visivi migliorati rispetto a quelli di terzi. Questo comportamento è considerato anticoncorrenziale poiché riduce la visibilità dei servizi concorrenti, limitando le scelte dei consumatori e ostacolando l’innovazione;
- Restrizioni agli sviluppatori di app: oltre all’alterazione dei risultati di ricerca, Google è accusata di imporre restrizioni agli sviluppatori di app, impedendo loro di indirizzare gli utenti verso piattaforme alternative con offerte più convenienti. È stato rilevato come le commissioni addebitate da Alphabet agli sviluppatori per l’attività di “facilitazione” nell’acquisizione di nuovi clienti attraverso Google Play risultino eccessive sia in termini di prezzo che di tempo per il quale vengono applicate. Questa pratica creerebbe una barriera all’ingresso per altri operatori e limiterebbe la concorrenza nel mercato delle app, soprattutto con riferimento alle piccole realtà del settore che spesso non hanno le risorse per competere con le offerte promosse da Google. Ciò ridurrebbe, in definitiva, la diversità e l’innovazione nel mercato delle app, diminuendo le opzioni disponibili per i consumatori.
Trattandosi di contestazioni preliminari, ad Alphabet si concederà di esercitare il proprio diritto di difesa, esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e trasmettendo, in riscontro alle suddette conclusioni preliminari, una nota difensiva scritta.
Al riguardo, Alphabet ha già reso un comunicato stampa nel quale lamenta che le modifiche imposte dalla Commissione Europea a Google Search, Android e Play, “danneggeranno le aziende e i consumatori europei, ostacoleranno l’innovazione, indeboliranno la sicurezza e degraderanno la qualità dei prodotti”.
Questo per due principali ordini di ragioni:
- Per gli utenti sarebbe più difficile individuare ciò che stanno cercando e sarebbe drasticamente conseguentemente ridotto il traffico verso le imprese europee;
- Il mancato addebito di tariffe “ragionevoli” a supporto dello sviluppo di Android e dei servizi Play esporrebbe gli utenti a malware e frodi, non potendo Google proteggere gli utenti da link fraudolenti o dannosi che li portano al di fuori dell’ambiente di gioco sicuro e che non sono adeguatamente verificati.
Le contestazioni mosse ad Apple dall’UE con il DMA: i dettagli
In relazione ai servizi offerti da Apple, la Commissione ha richiesto che l’azienda adotti delle misure volte a garantire il rispetto dell’obbligo di interoperabilità con i dispositivi basati su iOS. L’interoperabilità, infatti, si legge nel comunicato stampa, “consente un’integrazione più profonda e fluida dei prodotti di terze parti con l’ecosistema Apple. L’interoperabilità è quindi fondamentale per aprire nuove possibilità a terze parti di sviluppare prodotti e servizi innovativi sulle piattaforme gatekeeper di Apple. Di conseguenza, i consumatori europei avranno a disposizione una scelta più ampia di prodotti compatibili con i loro dispositivi Apple”.
Più nel dettaglio, la Commissione ha osservato che:
- Apple ostacolerebbe la concorrenza limitando l’accesso alle funzionalità essenziali di iOS per i dispositivi di terze parti. L’adozione, in particolare, di un ecosistema notoriamente chiuso, che storicamente ha comunque rappresentato un punto di forza dell’azienda, limiterebbe le possibilità per i consumatori di utilizzare dispositivi di diverse marche in modo integrato. A tal riguardo, la Commissione ha mandato ad Apple di adottare nove funzionalità di connettività, relative prevalentemente a dispositivi connessi come smartwatch, cuffie o tv. Le misure richieste dovrebbero garantire ai produttori e sviluppatori di terze parti di interagire più facilmente coi dispositivi, di trasferire i dati in modo rapido e di configurarli in modo più semplice rispetto a quanto consentito sinora;
- Apple limiterebbe l’accesso alle funzionalità di iOS, come AirDrop e Apple Watch, per i produttori di dispositivi terzi. Tale pratica impedirebbe, secondo quanto riportato dalla Commissione, il normale sviluppo di prodotti concorrenziali e limiterebbe altresì le possibilità di innovazione nel mercato dei dispositivi mobili. Con riferimento al punto in esame, la Commissione ha richiesto l’adozione di una seconda serie di misure che comprendono “n migliore accesso alla documentazione tecnica sulle funzionalità non ancora disponibili per terzi, comunicazioni e aggiornamenti tempestivi e una tempistica più prevedibile per l’esame delle richieste di interoperabilità”.
In risposta ai rilievi formulati, un portavoce di Apple ha dichiarato al Wall Street Journal che le decisioni della Commissione “ci avvolgono nella burocrazia, rallentando la capacità di Apple di innovare per gli utenti in Europa e costringendoci a distribuire gratuitamente le nostre nuove funzionalità ad aziende che non devono rispettare le stesse regole”.
Possibili impatti e cambiamenti attesi
Le accuse rivolte a Google e Apple potrebbero comportare cambiamenti sostanziali nel modo in cui queste aziende operano nel mercato europeo, anche se le due aziende si sono rese immediatamente disponibili a collaborare con la Commissione Europea per identificare delle modalità di esecuzione delle richieste pervenute che non comportino la perdita di sicurezza e utilità dei rispettivi sistemi proprietari.
- Per Google, l’implementazione delle indicazioni rese dalla Commissione Europea potrebbe significare una revisione dei criteri di posizionamento nei risultati di ricerca e una maggiore apertura del Google Play Store agli sviluppatori di terze parti, soprattutto sotto il profilo economico (già portato all’attenzione dalla controversia sviluppatasi in passato fra Epic Games ed Apple in merito alle tariffe applicate ai servizi che transitavano dall’Apple Store).
- Apple, dal canto suo, potrebbe dover rendere più accessibili le funzionalità di iOS ai dispositivi di terze parti, riducendo le restrizioni sull’uso delle proprie tecnologie proprietarie, rendendo il proprio sistema operativo molto più aperto, in controtendenza rispetto alle politiche sinora adottate, anche allo scopo annunciato di salvaguardare la sicurezza dei sistemi operativi da intrusioni.
In entrambi i casi si tratterebbe certamente di una piccola rivoluzione che imporrebbe ai due colossi maggiore apertura alla concorrenza e darebbe atto della potenzialità, in termini di tutela del mercato, delle norme contenute all’interno del Digital Markets Act.
In aggiunta a tutto questo, i due colossi tecnologici, qualora le violazioni siano confermate, potrebbero essere soggetti a multe fino al 10% del loro fatturato annuo globale, che potrebbero giungere fino al 20% nel caso in cui si accertassero violazioni ripetute del regolamento.
L’attività di indagine avviata dalla Commissione Europea nei confronti di Google ed Apple in relazione alle presunte violazioni del Digital Markets Act rappresenta un momento cruciale nella regolamentazione del mercato digitale.
Le misure richieste mirano a promuovere una maggiore concorrenza e trasparenza, ma potrebbero anche avere implicazioni significative per l’innovazione e la sicurezza dei prodotti, auspicabilmente non lesive per l’utenza europea. Sarà interessante osservare come queste aziende risponderanno alle contestazioni mosse dalla Commissione e quali cambiamenti apporteranno per conformarsi alle nuove normative.