Ci sono le firme di Microsoft, Google, Amazon, OpenAI, Samsung, IBM e di altre centinaia di imprese (in tutto, al momento, sono 115 di svariati settori: informatica, tlc, assistenza sanitaria, banche, industrie automobilistiche e aeronautiche) sotto l’AI Pact, il patto volontario con cui la Commissione UE vuole spingere ad adeguarsi in anticipo ai principi dell’AI Act.
Manca la firma di Meta e di alcune altre Big tech, ma era quasi scontato: solo poco giorni fa, infatti, la società proprietaria di Facebook, WhatsApp e Instagram insieme ad altre grandi aziende aveva pubblicato una lettera aperta sul tema del data training per l’AI in cui si sosteneva la tesi secondo cui l’attuale approccio normativo UE rischia di soffocare l’innovazione e la competitività nella corsa globale all’IA.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire perché l’adesione all’AI Pact rappresenta un passo importante verso la compliance AI.
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A cosa si impegnano le imprese firmatarie dell’AI Pact
L’AI Pact, lo ricordiamo, è un patto volto a sostenere tutti quegli impegni volontari che consistono nell’assumersi le responsabilità nell’iniziare ad applicare i principi dell’AI Act fin da ora, credendo nella compliance AI.
Secondo i primi recenti risultati effettuati dalla Commissione europea quanto mai attenta su questi temi, ci sono già più di cento imprese che si sono impegnate a rispettare una compliance, anticipata e volontaria — nonostante ci siano ancora un paio di anni dalla piena attuazione e quindi cogenza dell’AI Act — sulla AI.
Quindi, non solo una visione prospettica che si rivela vincente, ma anche un modo per rafforzare “l’impegno tra l’Ufficio dell’UE per l’IA e tutti i portatori di interessi pertinenti, compresi l’industria, la società civile e il mondo accademico”, scrive nel comunicato stampa la Commissione.
Le tre azioni da intraprendere per la compliance AI
Gli impegni volontari del patto della UE per l’IA, dice sempre la Commissione, “invitano le imprese sottoscriventi a impegnarsi per almeno tre azioni fondamentali:
- Strategia di governance dell’IA per promuovere l’adozione dell’IA nell’organizzazione e adoperarsi per la futura conformità alla legge sull’IA.
- Mappatura dei sistemi di IA ad alto rischio: individuare i sistemi di IA che potrebbero essere classificati come ad alto rischio ai sensi della legge sull’IA.
- Promuovere l’alfabetizzazione e la consapevolezza in materia di IA tra il personale, garantendo uno sviluppo etico e responsabile dell’IA”.
Quindi, aderire all’AI Pact significa avere una buona governance strategica, un solido censimento dei sistemi di AI “pericolosi” se non vietati, con robuste consapevolezze in termini di compliance che come già scritto più volte, non è la mera conformità normativa, ma quell’atteggiamento mentale acquiescente.
Ma non è tutto.
Se detti “impegni fondamentali”, in quanto ritenuti minimi da rispettare nella misura in cui si voglia aderire all’AI Pact che poi dovrà essere rispettato — poiché “i patti sono da osservare” in linea di continuità con lo storico brocardo latino — , più della metà dei firmatari – aggiunge la Commissione – “si è impegnata ad assumere ulteriori impegni, tra cui la garanzia della sorveglianza umana, l’attenuazione dei rischi e l’etichettatura trasparente di alcuni tipi di contenuti generati dall’IA, come i deepfake”. Insomma, non poco e il tutto nell’ottica di uno sviluppo tanto più sicuro quanto affidabile.
Una preziosa opportunità per le aziende
L’adesione all’AI Pact non è un obbligo, bensì un’opportunità. Di qui, l’invito visto anche “a favore del nucleo e degli impegni aggiuntivi in qualsiasi momento fino alla piena applicazione della legge sull’IA”, come si legge nella nota in parola.
D’altronde, la legge sull’IA entrata in vigore lo scorso primo agosto 2024, prevede alcune disposizioni che sono già pienamente applicabili; pur ricordando che l’intera legge sarà pienamente applicabile tra 2 anni, salvo le eccezioni a cui si rinvia.
AI Pact e iniziative correlate: le “fabbriche di IA”
Se,come dice la Commissione, l’intento è quello di“Rafforzare la leadership dell’UE nell’innovazione in materia di IA”, ecco che per promuovere l’innovazione dell’UE in materia di IA le iniziative correlate diventano preziose.
Tra queste, lo scorso 10 settembre 2024, è iniziata quella delle cd fabbriche di IA la quale “fornirà alle start-up e all’industria uno sportello unico per innovare e sviluppare l’IA, compresi i dati, il talento e la potenza di calcolo”.
Non solo, si legge sempre nel comunicato “Le fabbriche di IA promuoveranno inoltre lo sviluppo e la convalida di applicazioni industriali e scientifiche dell’IA in settori chiave europei quali l’assistenza sanitaria, l’energia, l’industria automobilistica e dei trasporti, la difesa e l’industria aerospaziale, la robotica e l’industria manifatturiera, la pulizia e l’agritech”.
Il tutto per dare concretezza a quel “pacchetto della Commissione per l’innovazione in materia di IA” che lo scorso gennaio 2024 è stato “lanciato” insieme:
- a misure di sostegno al capitale di rischio e al capitale proprio;
- alla diffusione di spazi comuni europei di dati;
- all’iniziativa “GenAI4EU“;
- alla grande sfida dell’IA che offre alle start-up un sostegno finanziario nonché l’accesso ai cd “supercomputer” della Unione europea.
AI Pact: la visione anticipata per un’efficace compliance
Aderire per sperimentare in aderenza ai nuovi principi, ecco cosa significa avere una compliance AI efficace fin da subito.
Le imprese che hanno già aderito all’AI Pact non sono visionarie perché quello di cui un po’ tutti andiamo parlando o scrivendo non è il futuro, ma è già realtà.
Sono piuttosto prudenti, agendo in anticipo con un atteggiamento proattivo e lungimirante.
In definitiva, oggi un plus domani un must che dimostra di avere (in atto e non solo in potenza) un sistema di gestione di governance dell’AI a prova di accountability, sulle buone e definite orme del GDPR, in grando di rendicontare un robusto “governo tecnologico”.