Il Digital Services Act (DSA) entra nel vivo. Da oggi scattano le regole e le aziende come Meta e Google si conformano.
Il nuovo regolamento europeo sui servizi digitali, approvato il 5 luglio 2022, implica obblighi proporzionati alle dimensioni della piattaforma e un nuovo approccio alla prevenzione dei rischi sistemici. Il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, difende il DSA: “Rispettare le regole non è una punizione, ma un’occasione per rafforzare la propria affidabilità”.
Ma “le risposte di Google”, commenta Franco Pizzetti, professore emerito in diritto costituzionale (Università di Torino) ed ex Garante Privacy, “hanno più un tenore pubblicitario e autocelebrativo che il fine di indicare provvedimenti concreti e verificabili”.
Ecco cosa cambia, ma anche cosa serve per rendere più efficace la sorveglianza UE, un’opportunità per le Big Tech.
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Digital Services Act (DSA) al via: l’intervento di Google
Da oggi 25 agosto scattano le regole di sorveglianza UE sulle 19 piattaforme digitali al centro del provvedimento. Il provvedimento richiede maggiore trasparenza alle Big Tech e spazia dalla disinformazione ai contenuti illegali. Il nuovo framework normativo s’ispira al principio secondo cui ciò che è illegale offline lo deve essere anche online.
Le 19 realtà digitali a cui il DSA impone i nuovi obblighi sono Amazon, Apple, Google, Microsoft, TikTok e X (l’ex Twitter). Dovranno semplificare la segnalazione dei contenuti illegali, dando priorità alle segnalazioni dei soggetti più autorevoli. Chi non ottempera alle nuove regole rischia sanzioni salate.
Anche i siti di eCommerce dovranno rintracciare i venditori, al fine di limitare le frodi. Inoltre gli algoritmi di ricerca adotteranno più trasparenza, permettendo perfino la scelta di alternative.
Il Digital Services Act alza il sipario e la sua implementazione dà i primi frutti. Dopo Meta, che si è conformata introducendo maggiore trasparenza, riportando l’ordine cronologico su Facebook e Instagram, sono arrivate le risposte di Google.
“Da tempo siamo allineati con gli obiettivi generali del Dsa e abbiamo dedicato risorse significative per adeguare i nostri programmi ai suoi requisiti specifici”, spiega Google in una nota, “Abbiamo anche espresso le nostre preoccupazioni per le potenziali conseguenze indesiderate, come il rischio di rendere più facile per i malintenzionati abusare dei nostri servizi fornendo troppe informazioni sul nostro approccio di applicazione. Continueremo a dialogare con la Commissione europea, con la Coimisiún na Meán (la commissione irlandese per i media) e con altre autorità di regolamentazione, oltre che con esperti tecnici, politici e di sicurezza online”.
DSA, il nuovo impegno di Google: i dettagli
Alphabet, la capofila del colosso di Mountain View, espanderà “il Centro per la trasparenza pubblicitaria, un archivio globale consultabile degli inserzionisti per fornire ulteriori informazioni sul targeting degli annunci serviti nell’Unione Europea”. Aumenterà “l’accesso ai dati per i ricercatori che desiderano capire meglio come funzionano concretamente la Ricerca Google, YouTube, Google Maps, Google Play e Shopping”. Lo spiega un post di Jennifer Flannery O’Connor, Vice President, Product Management, YouTube e Laurie Richardson, Vice President, Trust & Safety, Google.
Il nuovo Centro per la trasparenza consentirà infatti agli utenti di effettuare l’accesso alle informazioni sulle politiche di Google, per ciascun servizio.
Introdurrà inoltre modifiche “per fornire nuovi tipi di visibilità sulle decisioni di moderazione dei contenuti, aggiornando i processi di segnalazione e di appello per fornire specifici tipi di informazioni e di contesto sulle decisioni”.
In futuro Google ha intenzione di allargare il raggio dei suoi rapporti sulla trasparenza, sforzandosi di “valutare i rischi legati alle nostre maggiori piattaforme online e al nostro motore di ricerca in linea con i requisiti del DSA”.
Google ha reso conformi i livelli di sicurezza, apportando modifiche al funzionamento di alcuni servizi. Tuttavia, il professor Franco Pizzetti sottolinea che “non si citano mai le norme del DSA alle quali si pensa di aver dato attuazione con i provvedimenti citati. Provvedimenti che sono citati in modo generico e senza riferimenti ai provvedimenti interni di Google che li contengono”.
Per ovviare a queste criticità, “credo che la Commissione UE possa e debba usare queste affermazioni per avviare serie verifiche coinvolgendo anche lo EDPB”, rincara la dose l’ex Garante Privacy che conclude che “certo non ci si può accontentare di queste generiche affermazioni”.
Il provvedimento divide: le opinioni sul DSA
Se Franco Pizzetti auspica uno scatto in più per prendere sul serio l’entrata in vigore del Digital Services Act (DSA), soprattutto da parte di Google, il nuovo pacchetto di regole – che da oggi diventa giuridicamente vincolante – divide.
“Piattaforme online e motori di ricerca molto grandi hanno avuto abbastanza tempo per adattarsi ai loro nuovi obblighi”, posta sulla piattaforma X Thierry Breton, il commissario europeo per il Mercato interno e l’industria: “Abbiamo proposto ‘stress test’ per aiutarli a comprendere le loro esigenze. Il vero test inizia adesso”.
“Noi applicheremo scrupolosamente il DSA”, aggiunge Breton, “e utilizzeremo pienamente i nostri nuovi poteri sulle piattaforme per indagare e sanzionare ove richiesto. Rispettare il DSA non è una punizione: è un’opportunità per le piattaforme di rafforzare la propria affidabilità”, evidenzia il commissario.
Breton assicura maggiore “trasparenza su processi algoritmici, bot, pubblicità mirata che amplifica i contenuti”.
“La moderazione dei contenuti non significa censura. In Europa non ci sarà alcun Ministero della Verità”, evidenzia Breton, rispondendo ai detrattori come la Lega, l’unica forza politica italiana a votare contro il DSA al Parlamento europeo, che definisce “una legge bavaglio” il provvedimento: “Altro che difendere la libertà, Bruxelles sembra voler imporrare il modello cinese in Europa”, affonda la nota leghista.
Invece il DSA è una grande opportunità anche per il settore Big Tech. In particolare, “la protezione dei bambini costituirà una priorità di applicazione”, entra nel dettaglio il commissario europeo per il Mercato interno e l’industria: “Così come lo saranno le battaglia alla disinformazione, compresa la propaganda filorussa, soprattutto perché stiamo entrando in un periodo di elezioni in Europa”. La prossima primavera voteremo, infatti, alle europee.