Secondo l’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia, il cyber crimine va a braccetto con l’attività economica.
“Premesso che il crimine informatico è equiparabile ad una organizzazione efficiente come poche”, commenta Pierluigi Paganini, analista di cyber security e CEO Cybhorus, “le sue dinamiche seguono inevitabilmente le evoluzioni economiche e politiche della nostra società su scala globale“. Ecco perché.
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L’ultimo Threat Intelligence Report
Tra luglio e settembre 2022, l’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia ha contato 251 attacchi, 203 incidenti ovvero attacchi giunti a buon fine e 27 violazioni della privacy.
Calano i fenomeni osservati (481 in totale) rispetto ai 766 del trimestre precedente, con un declino del 34% degli attacchi e del 43% degli incidenti. Invece le violazioni della privacy non registrano variazioni degne di nota.
Quasi 9 volte su 10 le motivazioni sono economiche.
Invece l’hacktivism ovvero azioni di disobbedienza civile in rete si fermano all’8% circa, mentre i data breach al 6% circa. In caduta verticale è il cyber warfare che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia aveva spinto fra le motivazioni degli hacker. La guerra cibernetica aveva messo a segno un balzo nel secondo trimestre del 2022, fino a quasi eclissarsi nel terzo (-96%).
“Dopo un periodo in cui le minacce informatiche sono cresciute continuamente, nei mesi estivi si è verificato un considerevole ridimensionamento dei casi e un allargamento della forbice tra attacchi e incidenti”, commenta Domenico Raguseo, direttore Cybersecurity di Exprivia. “Paragonando, però, il terzo trimestre del 2022 allo stesso periodo dell’anno precedente, si nota un sensibile peggioramento della situazione e riteniamo il dato del trimestre più correlato a una ‘pausa’ estiva che a una migliorata capacità difensiva dell’ecosistema. Temiamo, infatti, che i primi mesi del 2023 possano riservare molte insidie”.
L’Osservatorio ha archiviato il terzo trimestre dell’anno, registrando un peggioramento sensibile rispetto allo stesso periodo del 2021: la crescita è del 76%.
Il cyber crimine viaggia in parallelo con l’attività economica
Dal report del gruppo ICT pugliese, che prende in esame 113 fonti aperte (siti di aziende colpite, siti pubblici di interesse nazionale, agenzie di stampa online, blog e social media), emerge che l’87% dei fenomeni di cyber crimine ha motivazioni legate all’attività economica.
Sono ormai sette trimestri che le attività connesse al crimine informatico sono in pole nella lista delle motivazioni degli attaccanti.
Nel dettaglio, fra i pretesti che gli attaccanti usano, domina il banking online, seguito dal security alert – un’autentica trappola per ingannare gli utenti inducendoli, per esempio, a cedere informazioni riservate – e dagli acquisti virtuali.
L’Osservatorio di Exprivia indica il settore Finance come quello più nel mirino degli attaccanti (177 casi tra luglio e settembre). Al secondo posto si piazza il settore Software/Hardware (piattaforme eCommerce comprese): con 71 casi contro i 130 del trimestre precedente.
Il terzo più bersagliato è l’Industria (con 55 casi), mentre la Pubblica Amministrazione rimane in linea con il trimestre precedente (48 casi).
“I criminali informatici sono sempre pronti a sfruttare la maggiore propensione degli utenti ad operare online“, sottolinea Paganini, “soprattutto in alcuni periodi dell’anno, ed i cambiamenti di abitudini indotti da eventi improvvisi ed inattesi, come la pandemia”.
“La flessione dei reati online, o quantomeno del numero di denunce, che si osserva in Italia nei periodi estivi è causata principalmente da una riduzione delle attività online di molte aziende italiane e degli utenti in vacanza e, dall’all’altro, dal fatto che spesso questi reati non sono denunciati”, sottolinea Paganini.
Inoltre, “le stesse gang criminali orientano i propri sforzi contro utenti di altri paesi in cui nello stesso periodo l’attività online è maggiore. Più che di una vera pausa del crimine parlerei di un cambio di priorità e di obiettivi nel periodo estivo“, conclude Paganini.
Le tecniche d’attacco più popolari
Tra luglio e settembre al primo posto torano le tecniche di attacco il phishing e social engineering con 248 casi. Seguono i malware ovvero vettori di attacco dedicati alla sottrazione di informazioni sensibili (172 casi), mentre c’è stato solo un attacco DDoS (malfunzionamento o interruzione dei servizi informatici).
Secondo il report, in Italia i dispositivi IoT sono saliti del 6%: in forte recupero è il Sud nel rapporto tra dispositivi sicuri e non.
“Nell’ultimo trimestre si riscontra una maggiore consapevolezza del Sud sui danni che può provocare una inefficace gestione della sicurezza dei dispositivi IoT, rispetto a quanto evidenziato in precedenza”, conclude Domenico Raguseo.