I funzionari israeliani hanno sequestrato documenti riguardanti lo spyware Pegasus dal suo produttore, NSO Group, nel tentativo di impedire alla società di soddisfare le richieste di WhatsApp in un tribunale statunitense per consegnare informazioni sulla tecnologia invasiva.
I documenti suggeriscono che i sequestri facevano parte di una manovra legale insolita creata da Israele per bloccare la divulgazione di informazioni su Pegasus, ritenendo che ciò avrebbe causato “gravi danni diplomatici e alla sicurezza” del paese.
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Il misterioso intervento di Israele nella battaglia legale contro NSO
Pegasus consente ai clienti di NSO di infettare gli smartphone con software nascosto che può estrarre messaggi e foto, registrare chiamate e attivare segretamente i microfoni. I clienti di NSO hanno incluso sia regimi autoritari che paesi democratici, e la tecnologia è stata collegata a violazioni dei diritti umani in tutto il mondo.
Dalla fine del 2019, NSO è impegnata in una battaglia legale negli Stati Uniti contro WhatsApp, che ha accusato la società israeliana di aver sfruttato una vulnerabilità nel servizio di messaggistica per colpire oltre 1.400 dei suoi utenti in 20 paesi in un periodo di due settimane. NSO ha negato le accuse.
Questa azione sembra far parte di una complessa strategia legale ideata da Israele per evitare la divulgazione di informazioni su Pegasus, che avrebbe potuto causare “gravi danni diplomatici e alla sicurezza” al Paese.
Perché Pegasus è così “prezioso” per Israele
Pegasus, creato da NSO, è noto per la sua capacità di infiltrarsi nei telefoni cellulari, estrarre dati, registrare conversazioni e attivare segretamente i microfoni. Tra i clienti di NSO vi sono sia regimi autoritari sia nazioni democratiche, e la tecnologia è stata spesso associata a violazioni dei diritti umani.
La rimozione di file dagli uffici di NSO nel luglio 2020, fino ad ora mantenuta segreta grazie a un ordine del tribunale israeliano, rivela il profondo legame tra NSO e il governo israeliano, nonché l’interesse comune nella protezione delle informazioni sensibili relative a Pegasus.
I sequestri di luglio 2020 sono stati effettuati dopo che funzionari israeliani e la società sembrano aver discusso su come rispondere alle richieste di WhatsApp di divulgare file interni riguardanti il suo spyware, sollevando domande su un’eventuale coordinazione per nascondere determinate informazioni dai procedimenti legali statunitensi.
A un certo punto, uno degli avvocati di NSO, Rod Rosenstein, ex vice procuratore generale degli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump, sembra aver chiesto a uno degli avvocati statunitensi di Israele se il governo israeliano sarebbe intervenuto per “salvare” la società nella battaglia legale con WhatsApp.
L’intervento nascosto di Israele nel caso è stato rivelato dopo che un consorzio di organizzazioni mediatiche guidato dalla non-profit parigina Forbidden Stories, e comprendente il Guardian e partner mediatici israeliani, ha ottenuto una copia di un ordine giudiziario segreto relativo al sequestro dei file interni di NSO del 2020.
Gli stretti rapporti tra Israele e NSO Group
I dettagli dei sequestri e dei contatti di Israele con NSO riguardo al caso WhatsApp sono stati svelati in una cache separata di email e documenti esaminati da diverse testate giornalistiche internazionali.
Essi provengono da un hack di dati dal ministero della giustizia israeliano ottenuti dal gruppo di trasparenza Distributed Denial of Secrets e condivisi con Forbidden Stories. Combinando i registri del tribunale statunitense, informazioni da fonti e un’analisi forense dei file condotta dal laboratorio di sicurezza di Amnesty International, il consorzio è stato in grado di confermare dettagli chiave rivelati nei file hackerati.
Secondo i ricercatori di Amnesty, i file “sono coerenti con un hack-and-leak di una serie di account email”, ma “non è possibile verificare crittograficamente l’autenticità delle email poiché i metadati critici delle email sono stati rimossi dagli hacker”.
Ad aprile di quest’anno, le autorità israeliane hanno ottenuto un altro vasto ordine di segretezza per impedire ai media del paese di pubblicare informazioni provenienti dall’hack. La grande cache di email e documenti è stata pubblicata online da un collettivo di “hacktivisti” autodefinitosi Anonymous for Justice. L’identità di coloro che stanno dietro il gruppo non è chiara.
Mentre la causa legale continua presso il tribunale federale della California settentrionale, WhatsApp ha accusato NSO di resistere ai suoi obblighi di fornire documenti interni essenziali. WhatsApp ha dichiarato che NSO ha prodotto solo 17 documenti interni, ostacolando così la possibilità di costruire un caso solido.
Cosa può succedere adesso
L’azione del governo israeliano ha influenzato significativamente la causa, limitando la capacità di WhatsApp di ottenere informazioni cruciali.
NSO ha sostenuto che la sua partecipazione al processo di discovery è stata limitata dalle leggi israeliane.
Tuttavia, gli avvocati di WhatsApp hanno recentemente segnalato al tribunale che non hanno ancora ricevuto documenti pertinenti su Pegasus e hanno accusato NSO di rifiutarsi di partecipare significativamente al processo.