Secondo un report del Servizio analisi criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza, i minori online, se non hanno un approccio corretto e consapevole su internet, rischiano di subire minacce come il sextorsion, il cyberbullismo e l’adescamento in rete.
“I dati che emergono da questo rapporto sono sconcertanti”, commenta Pierluigi Paganini, analista di cyber security e CEO Cybhorus, “e confermano una tendenza drammatica che si osserva da alcuni anni. La maggiore esposizione online dei minori, l’impreparazione dei genitori ad affrontare le minacce della rete e l’impunità che i predatori online ritengono di avere operando in rete, espongono sempre più i giovani ad aberranti pratiche come il sextortion e il cyberbullismo”.
“Fra i lockdown e l’avanzata della digitalizzazione, cresce l’uso degli strumenti digitali da parte dei cittadini”, osserva Alessio Pennasilico, Information & Cyber Security Advisor presso P4I: “Inoltre c’è maggiore permessività verso i figli e i minori, creando un rischio”.
Ecco come proteggere dagli abusi in rete le fasce d’età più fragili ed esposte.
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Report sui minori online: quali rischi corrono bambini e teenager
Lo scorso 20 novembre si è celebrata la Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma dal report del Servizio analisi criminale emerge che bambini e ragazzi sono sempre più nel mirino delle cyber minacce. Secondo l’Internet Watch Foundation, la pandemia ha impresso un incremento di oltre il 64% della circolazione del materiale che ritrae abusi sui minori.
Il fenomeno dell’adescamento online nel 2021 ha messo a segno un aumento del +33% rispetto all’anno 2020.
La fascia d’età più esposta è quella 10-13 anni, dove l’incremento è pari al 38%. I casi dei bambini under 10 erano quasi assenti pre-pandemia, invece hanno registrato un balzo in seguito ai lockdown dovuti all’emergenza sanitaria.
Anche il cyberbullismo non conosce sosta. Il fenomeno ha registrato una crescita del 13%, fra il 2020 e il 2021. Nella fascia d’età under 10 anni le cifre non sono cambiante, mentre l’aumento maggiore colpisce la fascia dei teenager fra 14-17 anni.
La fine delle restrizioni coincide con un calo dei casi di cyberbullismo e un fisiologico ritorno delle interazioni sociali e delle relazioni tra coetanei. Meritoria è anche l’opera di costante vigilanza e sensibilizzazione condotta dalla Polizia Postale presso le scuole.
Il sextortion (crasi di “sex” ed “extortion”, estorsione), con cui i cyber criminali ricattano una persona con immagini o filmati che ritraggono la vittima nuda o mentre compie atti sessuali, sta affliggendo i ragazzi. La vergogna dei più giovani impedisce loro di chiedere una mano ai genitori o ai coetanei. Il sextortion colpevolizza i minorenni per aver ceduto alla tentazione di aver concesso fiducia a sconosciuti.
Le vittime di queste cyber minacce provano un senso di intrappolamento, ingigantito dall’ostacolo o dall’impossibilità di pagare cedendo alla richiesta di estorsione.
Come proteggere bambini e ragazzi in rete
Per prevenire e fronteggiare gli abusi sui minori online (Children Sexual Abuse Material, CSAM), lo scorso maggio la Commissione europea ha proposto uno schema di regolamento. L’obiettivo è avversare la diffusione di immagini e video. La Commissione Ue propone di creare un Centro europeo che metta collegamento fra Autorità nazionali, piattaforme e hosting provider.
Ma per proteggere i ragazzi, abbiamo già lo scudo che serve. Occorre innanzitutto un approccio consapevole, corretto e sicuro. Innanzitutto bisogna evitare di sottovalutare i rischi.
“La difesa dei minori online, ma più in generale della cultura relativa alle potenziali minacce della rete, sono argomenti che dovrebbero essere affrontati dapprima in famiglia e poi all’interno delle scuole”, sottolinea ancora Pierluigi Paganini. “Troppi reati sono commessi anche da adolescenti che hanno spesso la medesima età delle vittime. Occorre intensificare il dialogo tra scuola e genitori su questi temi specifici, nessuno di noi è immune e le famiglie devono essere aiutate in questo percorso educativo”.
Adescamento: non solo via Whatsapp e social
“Ogni canale può purtroppo essere utile, non solo Whatsapp e social”, mette in guardia Alessio Pennasilico: “L’uso delle chat su smartphone e quelle nei videogiochi delle piattaforme di gaming sono strumenti utilizzati anche per adescare e da cyber criminali”.
Le truffe economiche legate al sextortion
“I cyber criminali cercano sempre di trarre profitto dalle truffe”, avverte Alessio Pennasilico: “Il sextortion è un fenomeno che non richiede capacità tecniche: basta una persona avvenente dietro a una webcam” per indurre i minori a spogliarsi, quindi fotografarli e poi ricattarli.
“I ragazzi devono imparare a usare internet con spirito critico”. Paradossalmente, “un sito di porno online – con le sue regole di mercato e controlli – combatte il sextortion. Il porno gratis è più pericoloso, perché è usato come esca per altri cyber crimini. Invece il porno commerciale è un’industria che protegge dai concorrenti i contenuti da cui trae guadagno”. Del resto, “se non stai pagando il prodotto, allora il prodotto sei tu”, ricorda Pennasilico.
Attenzione agli schemi fissi
“Le tecniche di adescamento seguono schemi fissi”, mette in guardia Alessio Pennasilico: “Ci sono comportamenti o frasi che devono essere percepiti come un campanello di allarme. Come succede nel social egineering, bisogna imparare a riconoscere questi ‘schemi fissi’ e alzare le antenne quando percepiamo quei comportamenti o ascoltiamo /leggiamo alcune frasi. Bisogna porre attenzione al senso di urgenza e di riservatezza”, spiega Pennasilico.
“Quando ti dicono ‘non dirlo ai genitori’, ‘questo è un segreto fra noi’, se attaccano sistematicamente la tua rete sociale, se ti dicono che ‘i tuoi amici non ti stimano o non ti apprezzano’, ‘questo succede anche a me'”, è in atto una manipolazione: “Queste frasi devono far scattare un campanello di allarme e i minori devono imparare a percepire questi campanelli d’allarme”.
Inoltre “riguardo all’invio di contenuti e di foto, ogni ragazzo dovrebbe porsi delle domande: se si tratta di contenuti che imbarazzerebbero i propri genitori significa che inviarli non è il caso”. Consapevolezza e spirito critico sono le migliori armi di difesa per i minori online.
Sharenting e web scraping
L’enorme quantità di informazioni che genitori e ragazzi condividono online (non solo foto, ma anche contenuti, nomi di parenti, animali domestici, geo-localizzazione della scuola e della palestra frequentata) è problematica. Si corre il rischio del furto d’identità, della pedofilia, dell’adescamento online e del web scraping, oltre alla sostituzione di persona o al tentativo (non trasparente o criminale) di entrare in rapporti coi minori.
Per esempio, l’adescamento online può essere innescato da un esibito sharenting (crasi di share + parenting: condividere e genitorialità), il fenomeno della “vetrinizzazione” dei figli, la loro esposizione costante e ostentata via social media (TikTok, Instagram, Facebook eccetera).
Altra problematica è la cieca fiducia che si instilla nei giovani nella tecnologia: nell’immaginario collettivo si fa largo l’idea di una tecnologia invulnerabile e imbattibile. Invece gli adulti dovrebbero insegnare ai ragazzi l’importanza della consapevolezza e della non sottovaluzione dei rischi.
Sempre dallo sharenting o dal data scraping di immagini online si possono scatenare odiosi fenomeni di cyberbullismo o addirittura sextorsion.
Consigli per genitori e insegnanti
Un altro consiglio è di non spedire foto in un gruppo pensando che rimanga confinata lì. Le persone potrebbero condividere l’immagine con estranei, per vari motivi. Inoltre, la piattaforma potrebbe in futuro modificare le policy di accesso, rendendo pubblico, dunque visibile a tutti, ciò che in precedenza si credeva privato e protetto.
Inoltre, tutti i dispositivi e le piattaforme digitali sono a rischio vulnerabilità. A un cyber criminale è sufficiente sfruttare una falla o violare la privacy delle foto (anche delle immagini non condivise), per rendere visibile a tutti anche ciò che era privato.
“Diffondere cultura e far crescere generazioni future nella consapevolezza di queste minacce è un nostro dovere”, ricorda Paganini: “Nella mia esperienza come membro del gruppo cyber IseShima, in occasione del G7 Italia del 2017, ricordo che le tematiche della difesa online degli adolescenti erano considerate dagli altri stati partecipanti una priorità da affrontare, al pari di sofisticate minacce cibernetiche”.
“Vorrei fare un plauso alla Polizia Postale, esperti che operano per la nostra tutela online nel più totale riserbo”, conclude Paganini: “Il loro lavoro è encomiabile e più spesso di quanto si immagini, molti minori sono stati tratti in salvo grazie al loro lavoro”.