DIGITAL MARKETS ACT

Richiesta di collegamento dei servizi Google: cosa significa e gli effetti del nostro consenso



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Da gennaio 2024, la società si prepara al Digital Markets Act al quale, da inizio marzo, regolarmente vi ottempera. Così arrivano le prime richieste di collegamento dei servizi per consentire di condividere i nostri dati tra loro per determinate finalità. Vediamo cosa succede e quali sono gli effetti del consenso

Pubblicato il 5 apr 2024

Chiara Ponti

Avvocato, Privacy Specialist & Legal Compliance e nuove tecnologie – Giornalista



Servizi Google collegati ed effetti DMA

Il Digital Markets Act (DMA) è ormai a pieno regime e, come diretta conseguenza, all’interno della UE Google offre la possibilità di mantenere collegati determinati servizi. Perciò inizia a chiederci il consenso alla condivisione dei dati per determinate finalità.

Scopriamo cosa succede e quali sono gli effetti di questo consenso.

Gestire i servizi Google collegati: consigli pratici per l’utente

La Società annuncia agli utenti residenti nella UE, quali sono i servizi Google che, per effetto della piena applicazione del DMA, rientrano tra quelli cd “collegati”:

  • Ricerca
  • YouTube
  • Servizi pubblicitari
  • Google Play
  • Chrome
  • Google Shopping
  • Google Maps

Ai fini privacy, tali servizi, se collegati, possono condividere i dati personali tra di loro, per determinate finalità. Tuttavia, tale collegamento non riguarda la condivisione dei dati con servizi di terze parti.

Se l’utente esegue, quindi, l’accesso con il proprio Account Google, i dati delle attività saranno inclusi; pensiamo per esempio alle ricerche effettuate o ai video guardati e ascoltati.

Cosa può fare l’utente

L’utente può:

  1. gestire le scelte fatte relativamente ai servizi collegati, nel proprio Account Google;
  2. aggiornare le proprie scelte relative ai servizi da collegare.

Quindi, in altre parole, prestare o revocare il proprio consenso.

Servizi Google collegati: la configurazione passo passo

Dallo smartphone, dal tablet Apple o Android è sufficiente accedere al pannello Impostazioni ed entrare nel menu Gestisci il tuo Account Google, selezionando poi la voce Dati e privacy: l’utente si ritroverà, quindi, nella sezione Servizi Google collegati dove è possibile selezionare l’opzione Gestisci i servizi collegati.

A quel punto, non resta che selezionare quali servizi collegare e procedere con Avanti.

Google precisa poi che “tutti gli altri servizi non elencati sono sempre collegati e in grado di condividere dati tra loro per le finalità descritte nelle nostre Norme sulla privacy”, in base alle impostazioni privacy.

Come Google protegge la privacy e consente agli utenti di mantenere il controllo è disponibile qui.

Tuttavia, mette sempre l’utente nelle condizioni di poter rivedere e aggiornare in qualsiasi momento le scelte espresse circa i servizi da collegare, come peraltro è giusto che sia.

Servizi Google collegati: i primi effetti del DMA

Come noto, nel 2023 la UE ha emanato il nuovo Regolamento cd Digital Markets Act- DMA che si colloca (insieme al DSA e ad altre normative della complessa compliance dell’ICT) all’interno del più vasto “pacchetto normativo” sui servizi digitali a garanzia e salvaguardia della parità tra le imprese che operano nel settore digitale.

Nella fattispecie, il DMA ha inteso creare un equilibrio concorrenziale nel mercato digitale, a garanzia dell’equità del settore, rivolgendosi a tutti i servizi di piattaforma di base forniti/offerti dai gatekeeper (i “guardiani del cancello”) ovvero i controllori degli accessi, agli utenti commerciali stabiliti nella UE, agli utenti finali, in pratica ai fornitori dei servizi di piattaforma di base che erogano servizi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, di intermediazione online, motori di ricerca online; social network; servizi di cloud computing e via dicendo.

Google, notoriamente tra le aziende designate come “gatekeepers”, già da inizio anno ha iniziato a testare e implementare una serie di modifiche ai suoi prodotti al fine di non farsi trovare impreparata.

Nel fare ciò, alcuni dei prodotti/servizi Google hanno preso un aspetto e un funzionamento diverso, e in particolare ad esempio con riferimento a:

  1. Consensi aggiuntivi per i servizi collegati, per i quali la condivisione dati tra alcuni prodotti e servizi Google avviene per determinati scopi, tra cui la personalizzazione dei contenuti e annunci, purché le impostazioni lo consentano. Di qui, la richiesta di consenso aggiuntiva al fine di “chiedere se alcuni servizi possono continuare a condividere i dati con altri servizi Google per tali scopi”. In presenza di servizi non collegati, la Società riferisce che “talune funzionalità potrebbero essere limitate o non disponibili”. In ogni caso, gli utenti sono sempre in grado di modificare le scelte fatte, in qualsiasi momento limitandosi ad andare “nelle impostazioni” accessibile dal proprio Account Google.
  2. Modifiche ai risultati di ricerca, con riferimento alle quali allorché, spiega la Società, “le persone cerchino per esempio un hotel o un prodotto da acquistare”, spesso appaiono le informazioni utili ad aiutarle “a trovare ciò di cui hanno bisogno”, come immagini e prezzi. Non solo, Google precisa ancora che talvolta “queste informazioni possono essere parte di un risultato per una singola attività, come un hotel o un ristorante, oppure possono essere un gruppo di risultati pertinenti in primo piano”. Il tutto grazie all’introduzione di “unità dedicate” inclusive di “gruppi di link” a siti di comparazione dal web e “scorciatoie nella parte superiore della pagina di ricerca” al fine di aiutare le persone a perfezionare la loro ricerca, anche concentrando i risultati solo sui siti di comparazione.
  3. Schermate di scelta, da smartphone sistema Android, è possibile cambiare il motore di ricerca o il browser predefinito. In base al DMA, Google e altre aziende designate dovranno mostrare “schermate di scelta aggiuntive”.
  4. Portabilità dei dati vale a dire “la possibilità di scaricare o trasferire una copia dei propri dati da più di 80 prodotti Google”. Al fine di soddisfare i nuovi requisiti relativi allo spostamento dei dati da Google verso una App o un servizio di terze parti, Google si avvale, in fase di test, di un’API di portabilità dei dati per gli sviluppatori.

Gli esiti dei test su prodotti e servizi: l’obiettivo di Google

Google, a inizio marzo, fa annunciato che “le modifiche apportate sono il risultato di un intenso lavoro durato molti mesi da parte di ingegneri, ricercatori, product manager e product designer di tutta l’azienda”.

L’obiettivo di Google è sempre stato chiaro: “creare prodotti utili, innovativi e sicuri”.

D’altra parte, l’impatto di alcuni servizi su persone e aziende non è (stato) banale con dei “compromessi” difficili. Ad esempio, scrive Google, “le modifiche ai nostri risultati di ricerca potrebbero inviare più traffico a grandi intermediari e aggregatori e meno traffico a fornitori diretti come hotel, compagnie aeree, commercianti e ristoranti”; e non è un caso.

Il tutto nell’interesse dell’utente onde aiutarlo a svolgere le proprie “attività online in modo rapido e sicuro”.

Non solo, nell’implementare altresì “misure di conformità” si è cercato di bilanciare svariate questioni importanti, coinvolgendo gli stakeholder più rilevanti.

Servizi Google collegati: quali cambiamenti per persone e imprese

Vediamo ancora quali cambiamenti per tutti (persone e imprese), in seguito alla piena applicazione del DMA in termini di effetti si sono verificati.

Anzitutto, le “modifiche ai risultati di ricerca”. Stando alle loro comunicazioni ufficiali, sono state implementate oltre 20 modifiche di prodotto, inclusa l’introduzione di una “unità e chip dedicati per aiutare le persone a trovare siti di confronto in aree come voli, hotel e shopping”.

In secondo luogo, le cd Choice screen o “schermate di scelta”, allorché si utilizzi, fa sapere Google, un telefono Android ecco che è possibile cambiare facilmente motore di ricerca o di browser.

Sui consensi aggiuntivi per il collegamento dei servizi Google

Ancora, circa questo aspetto, il noto colosso comunica di condividere, attualmente, dati tra alcuni prodotti e servizi Google per determinati scopi, tra cui “la personalizzazione dei contenuti e degli annunci, a seconda delle impostazioni degli utenti”.

Per effetto del DMA, Google ha ben pensato di strutturare nuovi banner di consenso che chiedono direttamente loro se l’utente desidera collegare i propri servizi Google.

Quindi la gestione del consenso è fondamentale.

Strumenti per gli sviluppatori

Vediamo, ora, quali sono gli strumenti per gli sviluppatori.

Come noto, il DMA richiede che “i sistemi operativi gatekeeper consentano alle persone di utilizzare app e app store di terze parti” e prosegue con riferimento al mondo Android, utenti da sempre liberi di scaricare app anche di terze parti sui propri dispositivi e le app e gli app store di terze parti possono essere preinstallati sui dispositivi Android tramite accordi con i produttori Android.

Ma non è tutto.

Le app possono essere altresì trasferite dagli utenti tramite internet su un dispositivo Android.

Per completezza, circa la Fatturazione alternativa il DMA richiede che gli app store gatekeeper consentano agli sviluppatori di utilizzare sistemi di fatturazione alternativi per il completamento degli acquisti in-app.

La fatturazione scelta dall’utente (nota come UCB, User-choice billing), scrive Google, “ha permesso agli sviluppatori di app di offrire il proprio sistema di fatturazione insieme alla fatturazione di Google Play”.

Si tratta del “modo più imparziale” onde offrire una fatturazione alternativa, conferendo all’utente il pieno controllo del metodo di transazione che preferisce.

Per la trasparenza e la condivisione dei dati

Altro aspetto delicato concerne la trasparenza e la condivisione dei dati.

Quando le aziende utilizzano i servizi Google per raggiungere i clienti, per ipotesi, la nota società fornisce loro informazioni dettagliate sul rendimento dei siti web, app, video e annunci.

Non solo, agli inserzionisti Google fornisce anche dati dettagliati, in modo che “sappiano quanto costano le loro campagne e forniamo ai publisher dati che consentono loro di monitorare gli importi che ricevono per la pubblicazione degli annunci”.

Per effetto del DMA, fa sapere Google, “gli inserzionisti e i publisher […] potranno ricevere alcuni dati aggiuntivi, che verranno condivisi in modo da proteggere la privacy delle persone le informazioni sensibili dal punto di vista commerciale dei clienti”.

Circa la portabilità dei dati, tale logica non è una novità, in quanto è in atto da almeno un decennio. Non a caso Google investe molto nella cd Data Transfer Initiative e quanto per conseguenza.

Un costante dialogo con Commissione UE e settore di riferimento

Ecco che, alla luce di quanto detto finora, l’approccio per la conformità alla normativa si è svolto nella massima trasparenza. Costante è stato, specie nell’ultimissimo periodo, il confronto soprattutto con la Commissione Europea.

Del resto, tra le ambizioni del DMA circa la scelta dei consumatori e soprattutto la interoperabilità, ha fatto sì che Google apportasse significative modifiche ai prodotti/servizi a tutela della garanzia in termini di “condizioni di parità” per le imprese e i consumatori europei.

L’intento è chiaro ed attuale: una collaborazione costante e continua con la Commissione UE e non di meno, più in generale, con il settore più in generale anche a livello politico-economico affinché sia garantita la possibilità di continuare a offrire prodotti/servizi utili, sicuri e conformi alle persone e alle imprese in Europa, come dichiara espressamente ilDirector Competition, Oliver Bethell.

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