Il 23 gennaio 2025, il Presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Removing Barriers to American Leadership in Artificial Intelligence”, volto a promuovere la prosperità umana, la competitività economica e la sicurezza nazionale.
Questo provvedimento sostituisce quello firmato dal Presidente Biden il 30 ottobre 2023, noto come “Safe, Secure, and Trustworthy Development and Use of Artificial Intelligence”, revocato ufficialmente il 20 gennaio scorso.
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L’ordine esecutivo di Trump sull’AI e le questioni sul copyright
L’ordine esecutivo della precedente amministrazione, che puntava alla supervisione e alla mitigazione dei rischi, è stato ritenuto pericoloso dal presidente repubblicano, secondo cui i controlli stringenti e i requisiti onerosi stabiliti dal predecessore avrebbero soffocato l’innovazione del settore privato e minacciato la leadership tecnologica statunitense.
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Al contrario, l’ordine esecutivo recentemente emanato da Trump si concentra sulla riduzione delle restrizioni normative e sulla promozione dell’innovazione nell’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo degli Usa come leader globale del settore.
Le pressioni delle Big tech
Dall’elezione di Trump, infatti, le grandi aziende tecnologiche hanno esercitato pressioni per ottenere una regolamentazione più permissiva.
Colossi come Meta, Google e OpenAI hanno chiesto alla nuova amministrazione di bloccare le leggi statali sull’IA e di sancire la liceità, per loro, di utilizzare materiale protetto da copyright per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale. Inoltre, le Big Tech hanno richiesto incentivi fiscali, sovvenzioni e un più facile accesso alle fonti energetiche per sostenere le ingenti richieste computazionali dell’IA.
La proposta di OpenAI
In particolare, il 13 marzo OpenAI ha presentato al governo statunitense una proposta, mirando a esercitare la propria influenza sull’imminente “Piano d’azione per l’IA”, un rapporto sulla strategia tecnologica che dovrà essere redatto dall’Ufficio per la politica scientifica e tecnologica e presentato al Presidente Trump entro luglio.
La proposta dell’azienda evidenzia la necessità di accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale per non perdere terreno rispetto alla Cina, esortando all’elaborazione di una “strategia di controllo delle esportazioni” volta a promuovere l’adozione globale dei sistemi di intelligenza artificiale statunitensi.
OpenAI ha infatti scritto nel rapporto che “sebbene oggi l’America mantenga un vantaggio in materia di IA, DeepSeek dimostra che il nostro vantaggio non è ampio e si sta riducendo”.
Inoltre, secondo l’azienda “il governo ha bisogno di modelli addestrati su set di dati classificati e messi a punto per essere eccezionali in compiti di sicurezza nazionale, per i quali non esiste un mercato commerciale, come l’intelligence geospaziale o i compiti nucleari classificati”.
Perciò, OpenAI ha raccomandato una collaborazione tra governo e settore privato, al fine di sfruttare l’intelligenza artificiale anche in materia di sicurezza nazionale.
Oltre a suggerire di “modernizzare” il processo di verifica e di concessione di permessi alle aziende di IA secondo le norme di sicurezza federali, OpenAI ha infine ribadito l’esigenza di adottare una “strategia di copyright che promuova la libertà di apprendimento” e di “preservare la capacità dei modelli di IA americani di apprendere da materiale protetto da copyright”.
La lettera aperta dei 400 per tutelare il copyright
Mentre le aziende tecnologiche spingono per una regolamentazione meno stringente, oltre 400 personalità del mondo dello spettacolo, tra cui Paul McCartney, Cate Blanchett e Guillermo del Toro, hanno firmato una lettera aperta all’Ufficio per la Scienza e la Tecnologia della Casa Bianca.
Gli artisti esortano l’amministrazione a non ritirare le protezioni del copyright e contestano le recenti proposte di OpenAI e Google, che vorrebbero eliminare le restrizioni sul copyright, permettendo di addestrare i sistemi di intelligenza artificiale IA anche con opere protette da diritti d’autore senza necessità di autorizzazione o compenso per i titolari.
Ordine esecutivo di Trump sull’AI: gli altri rischi
Oltre alle questioni sollevate in materia di copyright, molti esperti di politiche sull’intelligenza artificiale temono che un’espansione incontrollata del settore possa aggravare problemi già esistenti, come la diffusione di disinformazione politica e sanitaria, la discriminazione nei processi di selezione del personale e il rischio di attacchi informatici.
Già nel maggio 2023, il Ceo di OpenAI, Sam Altman, aveva avvertito il Congresso sugli enormi rischi legati all’IA, sottolineando la necessità di un intervento governativo per mitigare i pericoli.
In seguito, l’amministrazione Biden aveva iniziato a collaborare con le maggiori aziende di IA per testare su base volontaria i loro sistemi alla ricerca di vulnerabilità per la sicurezza e aveva imposto standard di sicurezza.
Tuttavia, con l’arrivo della nuova amministrazione, le Big tech hanno spostato il loro focus sulla necessità di un’innovazione rapida e con meno vincoli regolatori.
La deregolamentazione di Trump
La strategia di deregolamentazione perseguita dall’amministrazione Trump emerge in un momento in cui altre giurisdizioni, come l’Ue, il Regno Unito, il Canada e il Giappone, stanno adottando normative più rigide sull’intelligenza artificiale.
Di conseguenza, questo approccio potrebbe ostacolare le aziende statunitensi che operano in tali Paesi. In particolare, il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale dell’Unione europea (AI Act) introduce norme dettagliate per lo sviluppo e l’uso delle tecnologie AI, con un forte focus su sicurezza, trasparenza, responsabilità ed etica.
I requisiti previsti includono valutazioni obbligatorie di impatto effettuate da terze parti, standard di trasparenza e meccanismi di supervisione.
Riducendo gli oneri normativi, il nuovo ordine esecutivo del Presidente Trump, si contrappone radicalmente alla visione dell’UE, che adotta un approccio di cautela anteponendo la tutela della società rispetto ad una più rapida innovazione.
Tale divergenza di posizioni potrebbe generare tensioni tra le due sponde dell’Atlantico, soprattutto per le multinazionali che devono confrontarsi con entrambe le regolamentazioni.
L’assenza di esplicite tutele etiche e di misure di mitigazione del rischio nella nuova direttiva del presidente statunitense potrebbe incidere sulla competitività delle aziende statunitensi nei mercati europei, il cui accesso richiede un puntuale adeguamento alle normative dell’UE.
Inoltre, la nuova visione dell’amministrazione Trump potrebbe rendere più complessa la definizione di standard globali in merito alla governance dell’intelligenza artificiale.
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