Lo scorso 30 gennaio si è tenuta l’udienza di conferma a Washington durante la quale la commissione intelligence del Senato americano ha approvato la nomina dell’ex democratica Tulsi Gabbard a capo della National Intelligence, creata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 per dare una maggiore attenzione alle indagini sulle minacce alla sicurezza del Paese.
Con tutti i repubblicani a suo favore e tutti i democratici contro, la nomina di Tulsi Gabbard passa adesso al voto del Senato degli Stati Uniti.
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La nomina di Tulsi Gabbard: i suoi compiti
Il voto decisivo è stato dato da Todd Young, senatore repubblicano che, durante l’udienza, ha evidenziato i vari impegni presi da Gabbard per ottenere il suo voto, tra cui l’impegno di non chiedere la grazia per Edward Snowden e di aggiornare la commissione di intelligence del Senato sui viaggi all’estero.
Infatti, nel lungo interrogatorio, Tulsi Gabbard ha dovuto rendere conto di un suo viaggio in Siria per incontrare Bashar al-Assad nel 2017, su cui ha risposto parlando della sola opportunità di porre domande difficili sulle azioni del regime, di riferimenti a teorie cospirative sui laboratori biologici USA in Ucraina e sulla sua precedente messa in discussione delle conclusioni della comunità di intelligence statunitense.
Sono arrivate riserve anche da parte della senatrice Susan Collins, repubblicana del Maine e membro moderato dell’Intelligence Committee, che poi si sono convertite in sostegno nei confronti della Gabbard grazie alla volontà comune di ridurre l’Office of the Director of National Intelligence.
Il neopresidente Usa, Donald Trump, l’ha nominata direttore dell’intelligence nazionale, con il compito di supervisionare 18 agenzie di spionaggio e se sarà confermata dal prossimo Senato controllato dai Repubblicani, sarà ascoltata da Trump ogni giorno durante i suoi briefing sull’intelligence.
Una nomina che fa discutere
Le posizioni di Tulsi Gabbard sono state spesso considerate filorusse, tanto da essere definita una risorsa russa. Il suo isolazionismo, che l’ha portata spesso a porsi contro i coinvolgimenti americani all’estero, che ha definito lei stessa “guerre per il cambio di regime”, spesso sconfina nella russofilia.
Gabbard, infatti, ha dichiarato che l’invasione russa dell’Ucraina è la risposta giustificata all’espansione della Nato e, nel viaggio a Damasco del 2017 per incontrare Bashar al-Assad, l’ormai deposto dittatore siriano recentemente rifugiatosi a Mosca, si è detta “scettica” sul fatto che egli abbia usato armi chimiche contro il suo stesso popolo (nonostante le prove del contrario).
La televisione russa la definisce “compagna” e “la nostra ragazza”. Secondo Adam Schiff, senatore democratico della California, se gli alleati americani “non si fidano del capo delle nostre agenzie di intelligence, smetteranno di condividere informazioni con noi”.
Il profilo di Tulsi Gabbard, a capo della National Intelligence
Tulsi Gabbard, 43 anni e originaria delle Samoe americane, da bambina si trasferisce alle Hawaii e a 21 anni ottiene un seggio nella legislatura statale. Presta servizio in missioni con la Guardia Nazionale in Iraq e Kuwait nelle unità mediche e di polizia e nel 2012 diventa primo membro Indù del Congresso, che lascia nel 2020 per ottenere lei stessa la nomination presidenziale democratica come candidato anti-establishment.
Ottiene anche un posto di dirigente nel Comitato nazionale democratico (DNC). Durante le elezioni presidenziali americane del 2016, sostiene Bernie Sanders,
da deputata dem, e già all’epoca mostra posizioni molto eterodosse, tanto da dichiarare che l’amministrazione di Barack Obama stesse aiutando i ribelli siriani contro il dittatore Bashar Al-Assad anche se questi, a suo avviso, erano di “Al-Qaeda”.
A seguito della vittoria di Trump, inizia a mostrare interesse per l’altra parte. Se l’anti-interventismo è una delle linee guida della sua carriera, l’altra è il suo sostegno al nazionalismo indù, un’ideologia che privilegia la religione e la cultura indù in India, pur non essendo di origini indiane.
Verso il voto del Senato
Tra le polemiche nei confronti della nomina di Tulsi Gabbard a capo della National Intelligence, anche quelle da parte dei conservatori, per le sue critiche nei confronti della legge che autorizza le intercettazioni per questioni di sicurezza. Il Wall Street Journal, a seguito dell’audizione, ha chiesto esplicitamente ai senatori di bocciare la sua nomina.
Non ha creato dissensi solo la figura della Gabbard, ma anche quella di Kash Patel scelto per la direzione dell’Fbi.
Le controverse nomine di Kash Patel e Robert Kennedy Jr
Patel ha dimostrato spesso di essere contrario all’agenzia federale. Infatti, ha chiesto in passato di chiudere la sede centrale di Washington dell’agenzia federale, licenziare la dirigenza e mettere “sotto controllo” le forze dell’ordine americane.
Tra l’altro, nel suo libro intitolato “Government Gangsters”, accusa diversi funzionari federali di essere parte del deep state, con un enorme peso trasversale sull’amministrazione federale.
Altra nomina controversa è quella a ministro della Sanità di Robert Kennedy Jr, noto per le sue posizioni no vax e complottiste, criticate sia dai democratici che dai repubblicani, questi ultimi soprattutto per il suo essere favorevole all’aborto.
Kennedy si è distinto in passato per aver sostenuto, nonostante le smentite della comunità scientifica, correlazioni tra vaccini e autismo, e per aver paragonato le misure sanitarie contro il Covid-19 a quelle della Germania nazista, con l’obiettivo di mettere in cattiva luce le decisioni prese per contenere la pandemia.
Ora si attende il voto del Senato Usa.