WhatsApp si impegna a rispettare le normative europee sulla trasparenza e a semplificare la possibilità da parte degli utenti di rifiutare gli aggiornamenti a cui si oppongono. Meta deve informare gli utenti di ogni modifica al loro contratto e rispettarne le scelte.
“Quanto sta accadendo”, commenta Andrea Michinelli, avvocato ed esperto di privacy, “ricorda molto le procedure seguite dall’FTC statunitense (sorta di autorità antitrust americana), che è solita chiedere impegni precisi alle aziende per rimediare agli illeciti, poi da verificare strada facendo”. Ecco come Meta si impegna nella consumer protection e “il ruolo della rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (CPC) che si occuperà di monitorare il prosieguo, potendo anche sanzionare le violazioni degli impegni assunti”.
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WhatsApp: ok alle norme UE sulla trasparenza
La società Meta ha garantito il suo impegno per far rispettare a WhatsApp le norme UE e per assicurare più trasparenza sulle modifiche delle condizioni d’uso.
“È un’altra occasione, nell’Unione, per vedere come le ormai tante regole normative si sovrappongano e interagiscano”, sottolinea Andrea Michinelli: “qui entrano in gioco tutela dei consumatori (da cui il coinvolgimento delle autorità di più Stati), privacy e il recente Digital Services Act”.
WhatsApp non solo dovrà aumentare il livello di trasparenza, ma anche offrire agli utenti la possibilità di esprimere il rifiuto nei confronti degli aggiornamenti a cui si oppongono. Inoltre il servizio della galassia Meta promette chiarezza nei casi in cui il rifiuto pregiudicasse l’utilizzo dell’applicazione.
“In particolare, gli impegni di Whatsapp riguardano soprattutto la trasparenza verso i consumatori utenti, tutelati da numerose norme europee (in particolare la Direttiva 2161 del 2019 che tuttora, in grave ritardo, dobbiamo ancora recepire in Italia, nonché la 770 dello stesso anno, dedicata ai contenuti e servizi digitali). Le nuove sanzioni commisurate al fatturato, previste dalla citata Direttiva 2161, potrebbero costituire un incentivo per far rispettare a Meta gli impegni assunti in questo ambito“.
Nel dettaglio, WhatsApp dovrà essere trasparente se vuole modificare i contratti degli utenti e se le modifiche apportate potrebbero avere impatto sui loro diritti. Dovrà permettere agli utenti di rifiutare gli update delle condizioni d’uso, dando all’opzione di rifiuto il medesimo rilievo concesso all’accettazione. Inoltre consentirà di ignorare le notifiche sugli aggiornamenti o di riguardare gli aggiornamenti in una fase successiva, ottemperando alle scelte operate dagli utenti senza spedire notifiche continue. Bruxelles spiega che gli impegni di Meta sono frutto del dialogo con le autorità europee, coordinato dall’agenzia svedese per i consumatori e dalla commissione irlandese per la concorrenza e la tutela dei consumatori e agevolato dalla Commissione europea.
Privacy: la condivisione dei dati
WhatsApp risponde anche alle richieste delle autorità europee sui dati personali. Infatti, Meta promette l’assenza di condivisione dei dati personali degli utenti, a fini pubblicitari con terzi o altre società del gruppo Meta (neanche con Facebook).
“Quanto alla privacy”, avverte Andrea Michinelli, “l’impegno a non condividere i dati con altre società del gruppo Meta o per fini pubblicitari probabilmente risente anche della recente sanzione, di gennaio, dell’autorità irlandese (eterodiretta dall’EDPB) verso Facebook e Instagram sull’uso dei dati personali per fini pubblicitari su presunta base contrattuale.
“Tant’è che le autorità avevano richiesto chiarimenti a WhatsApp proprio sugli utili eventualmente derivanti dalle politiche commerciali relative ai dati personali degli utenti. Comunque sia, al momento si ha solo una dichiarazione di Meta, senza alcun accertamento diretto da parte delle autorità sull’effettivo stato di cose – si ricordi che l’autorità privacy irlandese ha preferito, a gennaio, non approfondire proprio questo aspetto nella sua sanzione. Il che potrebbe riservarci sorprese in seguito”.
Consumer Protection: monitoraggio e modelli oscuri
La Rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (Cpc) effettuerà il monitoraggio in maniera attiva dell’attuazione degli impegni assunti da WhatsApp. S0prattutto in caso di futuri aggiornamenti delle sue politiche. Il rispetto delle norme sarà garantito, in caso di inadempimento, anche attraverso sanzioni da comminare alla piattaforma di Meta.
Da uno studio recente della Commissione europea e l’ultima scansione Cpc emerge il ruolo dei modelli oscuri. I dark pattern che rendono più complicato annullare un’iscrizione a un servizio che effettuare l’abbonamento allo stesso.
“Infine”, afferma Michinelli, pesa molto il varo del cosiddetto Digital Services Act, pur con entrata in applicazione ‘a tappe’ per un anno e più. Difatti proprio quel regolamento impone grande trasparenza, proporzionalità e precisione quanto ai termini di servizio e loro restrizioni, ovvero gli impegni assunti da Meta per WhatsApp sono già (parzialmente) obblighi di legge”. “Specie se pensiamo ai dark pattern e simili prassi di ‘inganno cognitivo’, così da fare accettare agli utenti (ad esempio tramite insistenti richieste) modifiche e novità ambigue o persino indesiderate se ben comprese”, spiega l’esperto privacy: “Non si potrà più fare, almeno entro limiti che via via andranno meglio precisati. E gli utenti che non accettano le modifiche dovranno essere rispettati e non penalizzati”.
Capitolo Digital Services Act
La nuova legge sui servizi digitali (Digital Services Act, DSA) prevede, infatti, l’obbligo per i servizi di presentare termini e condizioni chiari. L’utente deve essere informato in un linguaggio accessibili, per sapere quando un contenuto o l’account sono lambiti da restrizioni. “E sempre in ottica DSA questo caso rappresenta un test per la cooperazione transfrontaliera tra le autorità di più Stati, un altro dei pilastri di tale normativa. Potrebbe costituire un primo esempio positivo che la cooperazione territoriale, finora insufficiente, sia davvero una via praticabile e che rappresenti un significativo argine a certe prassi di multinazionali che colpiscono tutta l’Unione”, conclude Michinelli.