Si parla spesso del controllo dei nostri dati e dei nostri gusti da parte di social network, ultimo tra tutti sotto accusa TikTok, e da parte di tutti i dispositivi che ci circondano e caratterizzano le azioni del nostro quotidiano, ma a quanto pare potrebbe aggiungersi alla lunga lista anche un’insospettabile tecnologia, forse mai tirata in ballo: il Wi-Fi.
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Una nuova potenzialità del Wi-Fi
Tutto è partito dalla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in particolare da Jiaqi Geng, Dong Huang e Fernando De la Torre, che si sono chiesti se il Wi-Fi può essere utilizzato per captare e registrare il comportamento di esseri umani all’interno di stanze, che in altro modo non sarebbe possibile conoscere.
Attraverso la loro ricerca, che hanno pubblicato con il titolo “DensePose from Wi-Fi”, sono giunti alla conclusione che è possibile farlo, dato che i segnali Wi-Fi, così come tutte le onde radio, quando incontrano oggetti e persone, subiscono leggere variazioni e forniscono informazioni su forma e movimento degli stessi.
Wi-Fi e cyber spionaggio: esperimenti e risultati
Quello che i ricercatori di Pittsburgh hanno fatto è stato far passare i segnali Wi-Fi provenienti da una stanza con router appropriati attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale addestrato sui segnali di persone impegnate in varie attività note. Questo algoritmo è stato in grado di ricostruire ritratti digitali in movimento, chiamati stime di posa, degli individui presenti nella stanza.
In passato già qualcun altro aveva tentato esperimenti simili, che avevano portato a ottenere stime di posa bidimensionali (2D) basate su ben 17 punti vettoriali del corpo, come testa, petto, ginocchia, gomiti e mani.
L’ultimo esperimento, invece, offre come risultato ritratti in 2,5 D in quanto considera 24 punti vettoriali, ma sarebbe stata realizzata una versione migliorata che arriva alla ricostruzione completa del corpo in 3D con il tracciamento di migliaia di punti vettoriali.
Le antenne Wi-Fi utilizzate sono quelle standard dei router domestici, mentre in precedenza erano state impiegate versioni potenziate delle apparecchiature.
La versione standard, come dichiarato dai ricercatori Geng, Huang e De la Torre, presenta molte applicazioni, ad esempio il monitoraggio del benessere degli anziani o, come risulterebbe da una ricerca portata avanti da un team della Florida State University, i giochi interattivi e il controllo dell’esercizio fisico.
Altra applicazione degna di nota risale al 2016 quando, grazie a Dina Katabi, Mingmin Zhao e Fadel Adib del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology, è stato dimostrato che i segnali radio simili al Wi-Fi riescono a rilevare il battito cardiaco di un volontario a distanza, da cui poi è possibile ricavare il suo stato emotivo.
L’ecolocalizzazione e lo studio dei pipistrelli
Come spesso accade, la tecnologia prende ispirazione dalla natura. Il procedimento utilizzato dall’Università di Pittsburgh è molto simile a quello che sfruttano i pipistrelli per rilevare ostacoli e prede.
Sulla rivista Current Biology è stata pubblicata una ricerca internazionale riguardante la capacità di una minuscola specie di pipistrello con grandi orecchie, che si trova in tutto il Sud America, compresa un’isola della giungla fuori dal Canale di Panama, che trova insetti su foglie o rami solo utilizzando il suono.
Dieter Vanderelst, professore assistente di biologia, psicologia e ingegneria elettrica e meccanica presso il McMicken College of Arts and Sciences e il College of Engineering and Applied Science della University of Cincinnati, ha affermato che “questi pipistrelli fanno qualcosa che è difficile per l’ecolocalizzazione. Prendono le prede direttamente da rami e foglie che restituiscono un’eco molto più forte del segnale che si sta cercando”.
L’ecolocalizzazione viene utilizzata dalla maggior parte dei pipistrelli per trovare falene o zanzare che volano all’aria aperta. I pipistrelli hanno un’appendice a forma di foglia sul naso che li aiuta a puntare e focalizzare i loro cinguettii ad alta frequenza per scansionare il loro ambiente complesso.
I ricercatori hanno scoperto che il pipistrello si avvicina agli insetti in modo stereotipato, salendo da terra, e sfrutta l’effetto specchio. Quando parliamo contro una superficie piatta, la maggior parte dell’eco rimbalza lontano da noi. Ma se c’è un insetto, si crea un riflettore e si inizia a ricevere un’eco. È un comportamento adattivo per separare lo sfondo, che è appariscente, dalla preda.
I ricercatori hanno replicato la strategia di caccia del pipistrello utilizzando sensori e sonar artificiali per misurare l’energia di ritorno dalle foglie a diverse angolazioni. In effetti, i test hanno mostrato un cambiamento discernibile nell’eco quando un insetto era presente sulla foglia.
Wi-Fi come strumento di spionaggio?
Come per tutte le altre tecnologie, anche nel caso del Wi-Fi, accanto ad applicazioni utili, come quelle già individuate, possono esserci utilizzi non propriamente corretti. Basti pensare che nel 2018 ricercatori dell’Università della California, Santa Barbara, hanno dimostrato che un gruppo di hacker, dall’esterno di un’abitazione, ha sfruttato i segnali Wi-Fi in uscita per tracciare i movimenti delle persone al suo interno.
Non è noto chi ci sia economicamente dietro al progetto DensePose, ma il fatto che un precedente progetto del team di Geng, Huang e De la Torre, riguardante lo sviluppo di tecniche di individuazione di comportamenti umani specifici nei filmati di videosorveglianza, sia stato finanziato dall’Iarpa, centro di ricerca dell’Office of the Director of National Intelligence, che supervisiona le spie americane, può far riflettere sui possibili risvolti della tecnologia e delle sue applicazioni.