Tanto per essere chiari: nessuno, tranne Google stessa, sa esattamente come vengono processati i nostri dati personali.
Sappiamo solo come vengono collezionati (Analytics, Gmail, Maps, le ricerche su Google e via dicendo) e perché. Google crea un profilo pubblicitario basato sulle nostre informazioni, tra cui la posizione lavorativa, il sesso, l’età, gli hobby, la carriera, gli interessi, lo stato di relazione, il peso e il reddito.
Per avere un’idea del nostro profilo è sufficiente visitare la pagina Personalizzazione degli annunci.
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Google e privacy online: così vengono condivisi i nostri dati
Quando accettiamo la privacy policy di qualunque prodotto Google (che probabilmente in pochi hanno letto davvero fino in fondo), vengono citati chiaramente quali dati vengono collezionati (tanti, per essere chiari) ed esattamente con chi vengono condivisi.
In particolare, Google condivide i nostri dati se:
- chiediamo a Google di condividerli (ad esempio i dati di Google MyBusiness);
- un Governo chiede a Google di fornirli alla corte nel corso di un processo;
- Google ha bisogno di un partner esterno che la aiuti nel processarli.
D’altronde, la privacy policy è scritta in modo chiaro ed è sempre disponibile sul sito dedicato.
Google assicura che tutto questo è per noi: per migliorare i servizi ed essere quanto più efficienti possibile nel prestare l’aiuto di cui abbiamo bisogno in quanto suoi utenti. E sì, anche per tutelare la nostra privacy.
Possiamo vedere tutte le attività che Google analizza su di noi in questa pagina oppure seguendo le istruzioni riportate nell’articolo. Probabilmente, scopriremo dettagli della nostra vita che sinceramente non pensavamo che qualcun altro potesse conoscere.
La guida è stata realizzata utilizzando uno smartphone Android, ma è valida anche su computer, iPhone e iPad. Ovviamente, il dispositivo è stato precedentemente sanificato.
Immagine per immagine vedremo cosa è possibile sapere su di noi per capire come, incrociando i dati, si possono avere prove certe della nostra vita e delle nostre abitudini che Google usa già normalmente per scopi commerciali.
I consigli per proteggere i nostri dati personali
Innanzitutto, avviamo Google Chrome e premiamo sul pulsante con i tre puntini in alto a destra.
In particolare, disattivando i relativi cursori, potremo fare in modo che Google dimentichi:
- tutti i siti che abbiamo visitato usando il browser Chrome e le app collegate
- i luoghi dove siamo stati, le cose che abbiamo visto e a che ora
- i nostri contatti, la nostra agenda e tutti i dati raccolti dalla app che usiamo quotidianamente
- tutti i nostri messaggi vocali, inclusi quelli di WhatsApp
- tutto quello che abbiamo cercato e visto su YouTube
Cosa possiamo fare di più?
Come ulteriore passaggio per proteggere la nostra privacy possiamo bloccare l’invio di informazioni personali per fini pubblicitari.
Per farlo, possiamo usare il servizio YourOnlineChoices.com creato dalla IAB (Internet Advertising Bureau Europe) in collaborazione con i maggiori operatori europei coinvolti sul tema della pubblicità comportamentale.
Il suo funzionamento è spiegato molto bene sul sito stesso. Durante la navigazione ogni computer connesso alla rete memorizza, all’interno dei cookie, frammenti di informazioni utili per desumere i comportamenti dell’utente, i suoi siti preferiti, le sue ultime ricerche sui motori, gli indirizzi web visualizzati di recente.
Le informazioni contenute nei cookie vengono quindi scambiate con i siti sui quali si naviga, consentendo da parte di questi l’invio di pubblicità mirate.
Per impedire che ciò accada, è sufficiente seguire questi semplici passaggi:
- disattiviamo eventuali estensioni quali AdBlock o similari;
- colleghiamoci alla pagina YourOnlineChoices – Le tue scelte;
- comparirà una lista di tutti i provider che salvano informazioni riguardanti il nostro dispositivo;
- clicchiamo su Disattiva tutte le società.
Alla luce di quanto visto finora sorge anche un notevole problema di sicurezza: se qualcuno dovesse riuscire ad hackerare l’account Gmail impostato sul telefono, usando Chrome su un altro PC potrebbe facilmente accedere a:
- tutti i messaggi vocali del telefono (WhatsApp compresi),
- tutte le cronologie di navigazione del dispositivo,
- tutte le cronologie degli spostamenti fisici del target e luoghi che ha visitato,
e via dicendo.
Davvero non c’è di che stare tranquilli, soprattutto quando lo smartphone e l’account Google vengono utilizzati in ambito aziendale e in contesti di smart working.