Gli attacchi di Hamas a Israele del 7 ottobre hanno ravvivato un conflitto di lunga data che coinvolge territori contesi e complesse dinamiche politiche e religiose. Questo confronto ha visto negli anni scontri diretti, incursioni militari e trattative diplomatiche che spesso non hanno portato a soluzioni definitive.
Mentre continua il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, da tre giorni sotto assedio totale, e si teme per il coinvolgimento di altri attori internazionali come il Libano, la Siria o l’Iran, emergono nuovi sviluppi che dimostrano l’espansione degli scontri al dominio virtuale.
Il conflitto in corso si configura come una guerra di tipo ibrido, che combina una varietà di metodi e tattiche militari e no, allo scopo di raggiungere obiettivi strategici.
Oltre alle azioni convenzionali (l’uso delle forze armate tradizionali, come eserciti e forze aeree, per condurre operazioni di combattimento sul campo) si è assistito, infatti – da parte di Hamas – all’utilizzo di tattiche asimmetriche, in cui una parte generalmente più debole utilizza strategie non ordinarie, come il terrorismo, l’insurrezione e la guerriglia, per combattere contro una fazione dotata di mezzi più potenti.
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Fake news e attacchi DDoS: le armi della information warfare
In aggiunta a tali aspetti, l’information warfare è diventata una parte cruciale del conflitto. Entrambi i lati, attraverso l’uso dei social media e dei canali di informazione tradizionali, stanno cercando di controllare la narrazione, influenzare l’opinione pubblica globale e ottenere il sostegno dei loro alleati internazionali, talvolta anche attraverso la disseminazione di fake news.
Depistaggio, disinformazione e propaganda sono armi regolarmente impiegate nell’information warfare per demoralizzare il nemico o tendergli delle trappole, così da rendere difficile interpretare quando le notizie sono false o perché sono state diffuse.
Ora, la guerra sembra iniziata anche sul piano virtuale: diversi gruppi di hacktivisti sostenitori di Hamas hanno infatti dichiarato di aver preso di mira obiettivi israeliani. Tali attività sono condotte utilizzando tattiche come il defacement (deturpazione) dei siti web e attacchi DDoS (Distributed Denial of Service), attraverso le quali sarebbero stati colpiti oltre 100 siti web in Israele, come quello della testata online The Jerusalem Post, causando disagi significativi.
Ad esempio, uno di questi gruppi, AnonGhost, ha rivendicato sui propri canali social di aver interrotto il servizio di un’applicazione di allarme di emergenza israeliana.
Inoltre, un rapporto recentemente pubblicato da Microsoft ha svelato che un gruppo di hacker, con base a Gaza, noto come Storm-1133, nell’ultimo periodo aveva intensificato, in sostegno di Hamas, le operazioni di spionaggio cibernetico su alcune aziende israeliane attive nei settori delle telecomunicazioni, della difesa e dell’energia.
KillNet, Anonymous e il coinvolgimento di attori esterni
Non manca all’interno di queste dinamiche anche il coinvolgimento di attori esterni, come il collettivo di hacker Anonymous Sudan, noto per prendere abitualmente di mira il Paese ebraico. Già a maggio, infatti, il gruppo aveva rivendicato di aver violato i sistemi di difesa missilistica israeliani durante uno scontro a fuoco tra l’esercito e i militanti di Gaza.
Dalla riapertura del conflitto, gli attacchi sono diventati sempre più frequenti. Il 10 ottobre il gruppo ha lanciato un’offensiva contro il sistema portuale del Paese, seguito da attacchi DDoS nei confronti dell’apparato di allerta nazionale.
La ritorsione israeliana sarebbe già stata messa in atto, grazie al lavoro dei reparti cyber dell’esercito e dell’agenzia di sicurezza Shin Bet, che sono stati in grado di fermare le attività del gruppo.
La campagna di guerra informatica di Anonymous Sudan, tuttavia, sembra aver attratto il supporto anche degli hacker filorussi dei gruppi KillNet e UserSec.
In particolare, KillNet ha annunciato in un comunicato dell’8 ottobre che avrebbe preso di mira tutte le strutture governative israeliane con attacchi DDoS. Il gruppo ha dichiarato di ritenere responsabile Israele per il ritorno alle ostilità di questo fine settimana e ha accusato il Paese di sostenere l’Ucraina e la NATO.
KillNet ha poi affermato di aver messo temporaneamente fuori uso un sito web del governo israeliano e quello dello Shin Bet.
Il ruolo della Russia nella information warfare
A ciò sembrano aggiungersi, da parte russa, nuovi elementi di information warfare. Subito dopo l’incursione di Hamas in Israele di sabato scorso, infatti, il Centro per la lotta alla disinformazione ucraino ha dichiarato che diversi canali Telegram vicini alle forze armate russe hanno diffuso numerosi video che mostrano armi di produzione europea e statunitense corredati da didascalie come “Hamas ringrazia l’Ucraina per avergli venduto le armi”.
Queste modalità di guerra ibrida, condotta attraverso campagne di disinformazione e massicci cyber attacchi da entrambi i fronti, sono state utilizzate ampiamente nel contesto del conflitto tra Mosca e Kyiv, in cui entrambe le parti hanno usato i social media per dare la loro versione degli eventi in corso e per amplificare le proprie narrazioni contrastanti.
In questo senso, la Russia ha investito molte risorse in canali di propaganda come Sputnik News, Rossijya Segodnya, RIA Novosti e Russia Beyond per polarizzare ancora di più l’opinione pubblica.
Anche l’Ucraina si è avvalsa di forme di propaganda durante la guerra, usando più abilmente l’information warfare come forma di depistaggio. Ad esempio, gli annunci di una imminente controffensiva sul fronte del Dnipro nella primavera ed estate 2023 hanno portato a un ammassamento di truppe russe nella regione, lasciando scoperto il fronte della Crimea e permettendo all’Ucraina di colpire una serie di obiettivi di alto valore, tra cui sistemi di difesa aerea russi, avamposti di comunicazione e depositi di munizioni.
Una situazione fluida, con sviluppi imprevedibili
Un aspetto centrale del conflitto esploso ormai più di un anno fa, che sembra riproporsi ora nel contesto mediorientale, è proprio l’ingente coinvolgimento di cyber attivisti e criminali informatici, in parallelo all’information warfare.
La Federazione Russa è stata molto attiva nel condurre cyberattacchi nei confronti dell’Ucraina e dei paesi che le hanno fornito aiuti, con campagne condotte da gruppi APT come lo stesso KillNet, Cyber Army of Russia (che si è dichiarato neutrale nei confronti del conflitto tra Israele e Hamas), o Fancy Bear. Allo stesso modo, anche l’Ucraina ha mobilitato le sue risorse per contrattaccare, ricevendo il sostegno, tra gli altri, del gruppo Anonymous.
Nonostante i due conflitti siano estremamente diversi tra loro, è importante notare come le operazioni di guerra nel mondo digitale siano ormai una componente consolidata delle strategie di conflitto. Questa evoluzione sottolinea la crescente complessità e interconnessione dei conflitti contemporanei.
La situazione rimane fluida, con sviluppi imprevedibili e richiede un’attenzione costante da parte della comunità internazionale.