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Il Regno Unito sfida Apple: una backdoor nei sistemi crittografici. I possibili impatti



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Secondo quanto riportato dal Washington Post il Regno Unito ha ordinato alla società la creazione di una backdoor nei sistemi di crittografia di Apple per qualsiasi utente Apple nel mondo. Un precedente che potrebbe generare un pericoloso effetto domino. Nessuna replica, al momento, da parte della Apple e del Governo

Pubblicato il 11 feb 2025

Rosario Palumbo

Giurista d'impresa, Data protection specialist



Regno Unito backdoor crittografia Apple

Il governo britannico ha emesso un Technical Capability Notice (TCN), un ordine ufficiale che impone ad Apple di fornire accesso illimitato ai backup cifrati degli utenti iCloud a livello globale.

Secondo quanto rivelato dal Washington Post, questa richiesta potrebbe segnare un punto di svolta per la sicurezza digitale e la privacy degli utenti di tutto il mondo.

Backdoor nella crittografia Apple: la richiesta del Regno Unito

L’ordine, emesso ai sensi dell’Investigatory Powers Act del 2016 (noto come Snoopers’ Charter), chiede ad Apple di implementare una backdoor che consenta alle autorità britanniche di accedere a qualsiasi backup cifrato archiviato su iCloud, indipendentemente dalla nazionalità dell’utente.

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Secondo Big Brother Watch se Apple dovesse conformarsi, si tratterebbe di un’erosione storica della crittografia end-to-end, un principio che l’azienda ha sempre difeso a tutela della privacy degli utenti: “Vogliamo tutti che il governo sia in grado di combattere efficacemente il crimine e il terrorismo, ma rompere la crittografia non ci renderà più sicuri. Invece, eroderà i diritti fondamentali e le libertà civili dell’intera popolazione – e non si fermerà ad Apple. Esortiamo il governo britannico a revocare immediatamente questo ordine draconiano e a cessare i tentativi di impiegare una sorveglianza di massa al posto dei poteri mirati di cui dispone già”.

La richiesta riguarda tutti i contenuti archiviati utilizzando quella che Apple chiama “Protezione Avanzata dei Dati per ICloud“. Questo sistema utilizza la crittografia end-to-end, che consente solo al titolare dell’account di accedere ai dati archiviati: nemmeno Apple stessa può visualizzarli. È un servizio facoltativo, e non tutti gli utenti scelgono di attivarlo.

Secondo la BBC, invece, è importante sottolineare che l’avviso del governo non significa che le autorità inizieranno improvvisamente a spulciare i dati di tutti. Si ritiene che il governo voglia accedere a questi dati solo in caso di rischio per la sicurezza nazionale – in altre parole, si tratterebbe di un’azione mirata su un individuo specifico, piuttosto che un’attività di sorveglianza di massa.

Il silenzio di Apple

Apple, per ora, ha scelto il silenzio, rifiutandosi di commentare la questione. Tuttavia, secondo fonti interne citate dal Washington Post, la società potrebbe rispondere ritirando l’opzione di crittografia avanzata per i backup iCloud nel Regno Unito.

Questa mossa, tuttavia, non risolverebbe il problema, poiché il governo britannico chiede che l’accesso venga garantito anche per gli utenti al di fuori del territorio del Regno Unito.

Privacy o sicurezza nazionale? Un dibattito globale (ma antico)

Le autorità britanniche giustificano la richiesta di una backdoor nei sistemi Apple con l’obiettivo di contrastare crimini gravi come il terrorismo e gli abusi su minori.

Un precedente lo troviamo quando nel 1998 un rapporto di Wayne Madsen ha rivelato che la compagnia crittografica svizzera Crypto AG aveva inserito backdoor (porte di servizio) in alcuni dei suoi prodotti, e fornito al governo degli Stati Uniti informazioni su come utilizzarle.

In tal modo, Washington aveva potuto violare le comunicazioni cifrate di alcuni Paesi stranieri, permettendo la cattura nel 1991 dei killer del primo ministro ed esule iraniano Shahpur Bakhtiar grazie all’intercettazione e interpretazione di messaggi iraniani cifrati con apparecchiature della Crypto AG.

Tuttavia, gli esperti di sicurezza ed in materia di protezione dei dati personali avvertono che l’introduzione di una simile vulnerabilità potrebbe avere conseguenze devastanti.

Una volta creata, una backdoor non sarebbe accessibile solo ai governi, ma potrebbe finire nelle mani di hacker e organizzazioni criminali, mettendo a rischio la sicurezza digitale globale.

Inoltre, tali provvedimenti difficilmente raggiungeranno il risultato sperato, poiché i criminali troveranno semplicemente altre strade per perseguire le proprie finalità.

Meredith Whittaker, presidente di Signal, ha criticato aspramente l’iniziativa del Regno Unito, affermando: “Questo provvedimento metterebbe in pericolo la sicurezza digitale globale. Il Regno Unito rischia di diventare un paria tecnologico piuttosto che un leader”. Anche il senatore statunitense Ron Wyden ha espresso forte preoccupazione, definendo l’ordine britannico una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Il dibattito sulla crittografia, però, non è nuovo. Come racconta Simon Singh nel suo Codici e Segreti degli anni ‘90, la crittografia ha origini antiche come strumento militare e diplomatico, ma con l’avvento dell’era digitale è diventata un pilastro fondamentale per la protezione dei dati personali dei cittadini comuni.

Singh descrive episodi emblematici, come la creazione di PGP (Pretty Good Privacy) da parte di Phil Zimmermann, che ha democratizzato l’uso della crittografia, rendendo possibile a chiunque proteggere le proprie comunicazioni.

Questo ha innescato un conflitto con i governi, preoccupati che questi strumenti potessero essere utilizzati anche da criminali, mentre i sostenitori della privacy li vedevano come essenziali per la difesa dei diritti individuali in un mondo sempre più interconnesso.

Singh sottolinea come la crittografia moderna rappresenti una vera e propria battaglia tra il diritto alla privacy e le esigenze di ordine pubblico e sicurezza nazionale. Le stesse tecniche che un tempo proteggevano segreti di Stato ora salvaguardano e-mail, transazioni bancarie e dati personali.

Tuttavia, i governi si trovano di fronte a un dilemma cruciale: limitare la crittografia per motivi di sicurezza o accettare che un accesso illimitato ai dati personali possa compromettere i diritti civili fondamentali.

In definitiva, la crittografia non è più solo una questione tecnica: è al centro del dibattito sui diritti digitali e sulla libertà individuale nel futuro della società globale.

Il rischio di un effetto domino

Se il Regno Unito riuscisse a imporre una backdoor ad Apple, altri governi – come quelli di Cina, Russia e altri paesi con severe leggi sulla sorveglianza – potrebbero avanzare richieste simili.

Per anni, Apple e altre aziende tecnologiche hanno resistito alle pressioni governative per mantenere la crittografia inviolata. Questo ordine potrebbe rappresentare una pericolosa crepa in questa resistenza.

Precedente pericoloso o Stato di sorveglianza?

Il dibattito tra privacy ed ordine pubblico e sicurezza nazionale non è mai stato così acceso, e il caso del chat control ne è una chiara dimostrazione.

L’ordine del Regno Unito ad Apple potrebbe segnare l’inizio di una nuova era di sorveglianza globale, in cui i governi acquisiscono un potere senza precedenti sui dati privati dei cittadini? Il rischio, riportano i detrattori, è evidente: si potrebbe passare dal capitalismo di sorveglianza – dominato dalle grandi aziende tecnologiche per finalità commerciali e di marketing – a un vero e proprio Stato di sorveglianza, dove la protezione dei dati personali diventa un ricordo del passato.

Tuttavia, la tensione tra i due opposti, protezione dei dati personali ed ordine pubblico e sicurezza nazionale, difficilmente troverà una soluzione definitiva nella vittoria dell’uno sull’altro.

Piuttosto, sarà necessario trovare un equilibrio, basato sulla proporzionalità dell’accesso ai dati, che garantisca sia la tutela dei diritti individuali che la sicurezza collettiva: una sfida che segnerà un’epoca.

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