Gli attacchi alla supply chain rappresentano oggi una delle minacce più insidiose e difficili da intercettare nel campo della cyber security. Managed Service Provider (MSP) e Managed Security Service Provider (MSSP) sono particolarmente esposti: la loro funzione strategica nella gestione dell’IT aziendale li rende obiettivi ideali per i criminali informatici.
Compromettere uno di questi operatori consente di accedere indirettamente a un vasto numero di organizzazioni, amplificando l’impatto dell’intrusione.
Indice degli argomenti
Le tecniche di attacco alla supply chain
Il numero di attacchi di questo tipo è cresciuto in maniera significativa negli ultimi anni. I cyber criminali adottano tecniche sempre più sofisticate per introdursi nei sistemi tramite fornitori affidabili.
Phishing e social engineering restano metodi molto utilizzati, poiché fanno leva sull’errore umano, ma gli aggressori sono anche in grado di sfruttare vulnerabilità nei software di gestione remota e nei sistemi di autenticazione per ottenere accessi non autorizzati.
Un’altra tecnica particolarmente pericolosa consiste nella compromissione degli aggiornamenti software: inserendo codice malevolo nelle patch distribuite dagli MSP ai loro clienti, gli attaccanti riescono a diffondere malware su un’ampia rete di vittime senza destare sospetti immediati.
Strategie criminali negli attacchi alla supply chain
Le campagne di attacco alla supply chain si basano sempre più su strategie avanzate di Living-off-the-Land (LotL), sfruttando strumenti già presenti nell’ambiente target per evitare il rilevamento.
Un esempio di questa metodologia è l’abuso degli strumenti di Remote Monitoring and Management (RMM), che gli attaccanti utilizzano per muoversi lateralmente nei sistemi compromessi e distribuire payload dannosi.
Inoltre, sono stati osservati numerosi casi in cui gruppi ransomware hanno sfruttato vulnerabilità zero-day in software di accesso remoto, come ConnectWise ScreenConnect, per ottenere accesso ai sistemi degli MSP e diffondere malware su larga scala.
In altri casi, gli attori delle minacce hanno compromesso account con credenziali deboli o rubate, ottenendo accesso non autorizzato a reti e infrastrutture critiche.
Serve un nuovo approccio alla cyber security
L’evoluzione di queste minacce rende essenziale un cambiamento nell’approccio alla sicurezza informatica. Gli MSP e MSSP non possono più limitarsi a difese reattive, ma devono adottare strategie proattive per mitigare il rischio.
Implementare un modello Zero Trust, ad esempio, significa ridurre al minimo i privilegi di accesso e verificare costantemente l’identità degli utenti e dei dispositivi connessi alla rete.
Allo stesso tempo, il monitoraggio continuo delle attività e l’integrazione di sistemi avanzati di threat intelligence permettono di identificare segnali di compromissione prima che l’attacco possa causare danni irreparabili.
Una corretta gestione delle vulnerabilità
Dal punto di vista tecnico, la gestione delle vulnerabilità è un elemento chiave per ridurre la superficie di attacco. Gli MSP devono adottare strumenti avanzati di patch management per garantire che tutti i software e i dispositivi siano aggiornati con le ultime correzioni di sicurezza.
L’uso di soluzioni di Endpoint Detection and Response (EDR) e Extended Detection and Response (XDR) consente di monitorare e analizzare il comportamento dei sistemi in tempo reale, identificando attività sospette e bloccando eventuali intrusioni prima che possano propagarsi lungo la supply chain.
La soluzione per la sicurezza dell’ecosistema IT
Acronis, con la sua piattaforma di Cyber Protection, fornisce un supporto concreto agli MSP nell’affrontare queste minacce.
Grazie all’integrazione di intelligenza artificiale e machine learning, le soluzioni di Acronis permettono di identificare schemi di attacco e anomalie, migliorando la capacità di risposta agli incidenti. La protezione avanzata dei workload, la gestione delle vulnerabilità e l’implementazione di backup immutabili sono elementi fondamentali per garantire la continuità operativa in caso di compromissione della supply chain.
I backup immutabili, in particolare, rappresentano una difesa efficace contro il ransomware e altre minacce distruttive. Una volta creato, un backup immutabile non può essere alterato, cancellato o sovrascritto, nemmeno da un amministratore con privilegi elevati.
Questo assicura che i dati possano essere ripristinati in caso di attacco, garantendo alle aziende la possibilità di riprendersi rapidamente senza subire perdite irreparabili.
Inoltre, la sicurezza basata su intelligenza artificiale aiuta gli MSP a bloccare tentativi di attacco prima che possano generare danni, riducendo così il tempo medio di rilevamento e risposta.
Gli impatti della Direttiva NIS2
La crescente interconnessione tra aziende e fornitori di servizi rende la cyber security una responsabilità condivisa.
In questo scenario, la Direttiva NIS2 introduce requisiti più stringenti, imponendo agli MSP e MSSP di rafforzare la propria postura di sicurezza e di adottare misure più avanzate per proteggere i dati e i sistemi dei clienti.
La conformità a queste normative non deve essere vista solo come un obbligo, ma come un’opportunità per elevare il livello di sicurezza complessivo e costruire un ecosistema digitale più resiliente.
Di fronte a minacce sempre più sofisticate, proteggere la supply chain non è solo una necessità operativa, ma un imperativo strategico.
Come risulta dall’ultimo rapporto Clusit, le aziende che investono in tecnologie avanzate, processi di sicurezza rigorosi e una cultura della consapevolezza informatica saranno meglio equipaggiate per resistere agli attacchi e garantire la continuità del business in un panorama digitale in continua evoluzione.