Le truffe online sono diventate una vera e propria industria globale, con un giro d’affari che supera i 100-300 miliardi di dollari all’anno, secondo stime del Global Anti-Scam Alliance (Gasa).
I criminali sfruttano la tecnologia avanzata e la vulnerabilità emotiva delle persone per orchestrare truffe sempre più sofisticate, spesso con la complicità di stati corrotti.
Dietro ogni truffa si cela una filiera complessa, composta da sviluppatori, reclutatori, scammer, riciclatori di denaro e persino politici conniventi.
Ecco cos’è il pig butchering, come funziona la filiera delle truffe online e quali ruoli svolgono i truffatori.
Indice degli argomenti
Pig butchering: che cos’è
Le truffe online di oggi sono vere e proprie operazioni aziendali, condotte con una professionalità inquietante e una struttura ramificata che ricorda quella delle grandi multinazionali.
Il Pig butchering, la truffa che coinvolge un lungo periodo di manipolazione psicologica della vittima prima di portarla al collasso finanziario, è solo una delle tante tecniche utilizzate da un ecosistema criminale in continua evoluzione.
I truffatori non lavorano in isolamento, ma operano in un mercato nero che fornisce tutti gli strumenti necessari per colpire milioni di persone contemporaneamente.
Esistono fornitori specializzati in siti web fraudolenti, esperti di intelligenza artificiale che creano deepfake perfetti, sviluppatori di malware avanzati in grado di penetrare nei dispositivi delle vittime e broker di dati che vendono pacchetti di informazioni personali per identificare i bersagli più vulnerabili.
La scalabilità del sistema
La forza di questo sistema sta nella sua scalabilità. La decentralizzazione consente ai gruppi criminali di suddividere i compiti: c’è chi si occupa del contatto iniziale con le vittime, chi rafforza il rapporto con tecniche di manipolazione psicologica, chi gestisce le false piattaforme di investimento e chi si occupa del riciclaggio dei fondi rubati.
Questo modello operativo non solo massimizza i profitti, ma rende anche difficile identificare e perseguire i responsabili, perché le diverse componenti della rete spesso operano da giurisdizioni differenti e sotto legislazioni che non cooperano tra loro.
Scam worker nei campi di lavoro forzato
Un elemento chiave della filiera è il reclutamento degli scam worker, una forza lavoro divisa tra chi si unisce volontariamente per gli alti guadagni e chi viene costretto a lavorare con la forza.
Nei compound della Cambogia e del Myanmar, si stima che almeno 100.000 persone vengano trattenute con minacce e violenze, costrette a ingannare le vittime per sopravvivere. Le condizioni sono paragonabili a quelle dei campi di lavoro forzato, con turni estenuanti e punizioni brutali per chi non raggiunge gli obiettivi imposti dai boss della truffa.
Alcuni vengono venduti ad altre organizzazioni criminali, altri sono costretti alla prostituzione, altri ancora finiscono vittime di traffico di organi se non producono abbastanza profitti per i loro aguzzini.
Il bersaglio del Pig butchering si sposta verso Europa e Usa
Se una volta le vittime principali erano cittadini cinesi, oggi il bersaglio si è spostato verso Usa ed Europa.
Questo spostamento è il risultato della crescente pressione della Cina sui gruppi criminali che truffavano i propri cittadini. Di fronte alla minaccia di repressione, le organizzazioni hanno semplicemente cambiato target, mirando a mercati più ricchi e meno protetti.
Il risultato è stato un’esplosione delle perdite economiche nei Paesi occidentali, con il solo mercato statunitense che ha visto truffe per oltre 10 miliardi di dollari nel 2023, una cifra destinata a crescere con il continuo perfezionamento delle tecniche di inganno.
Le molte forme del pig butchering: non solo truffe romantiche
Il pig butchering, che un tempo riguardava soprattutto truffe romantiche, ha ormai assunto molte forme.
Alcune vittime vengono convinte a investire in criptovalute su piattaforme fittizie, altre vengono truffate con schemi Ponzi digitali, altre ancora sono indotte a credere di essere coinvolte in progetti finanziari esclusivi.
Gli scammer seguono manuali dettagliati su come manipolare la psicologia umana, con tecniche raffinate di mirroring e rafforzamento emotivo. Ogni dettaglio è studiato per massimizzare la dipendenza della vittima dal truffatore, fino al momento in cui tutto crolla e i soldi spariscono senza lasciare traccia.
Una volta ottenuti i fondi, entra in gioco la rete di riciclaggio del denaro, che utilizza le criptovalute per occultare l’origine illecita dei proventi.
Piattaforme di garanzia sospette, apparentemente legittime, operano come centri di smistamento per miliardi di dollari ogni anno, con stime che indicano flussi significativi attraverso queste reti di riciclaggio.
Il denaro viene poi investito in immobili di lusso, auto costose e attività apparentemente pulite, facendo perdere le tracce delle transazioni. Alcune delle somme più ingenti finiscono nel riciclaggio attraverso casinò online, altri fondi in paradisi fiscali dove nemmeno le autorità più avanzate possono rintracciarli.
L’impatto economico del fenomeno Pig butchering
L’impatto economico delle truffe online è ormai paragonabile a quello di altre forme di crimine organizzato, sebbene il confronto con il narcotraffico sia complesso.
Mentre la droga può subire sequestri fisici, il denaro digitale si sposta con un clic e può essere mescolato in un flusso finanziario che lo rende indistinguibile dal denaro legittimo. Questo rende le truffe online ancora più difficili da combattere rispetto ad altri reati finanziari.
Le forze dell’ordine sono spesso un passo indietro rispetto ai criminali, che innovano continuamente le loro strategie e sfruttano le più recenti tecnologie per rimanere invisibili.
Il ruolo dei politici corrotti: il caso delle Filippine
Uno degli aspetti più inquietanti di questo fenomeno è la complicità di politici e funzionari corrotti. Alcuni leader locali nelle Filippine e in Cambogia hanno direttamente tratto profitto da queste operazioni, proteggendo le organizzazioni criminali in cambio di finanziamenti e potere.
Il caso della sindaca Alice Guo nelle Filippine è emblematico: riuscì a costruire un’intera città dedicata alle truffe digitali, con un’economia più grande di quella della città stessa.
Quando le autorità tentarono di fermarla, riuscì a fuggire grazie a complici nelle istituzioni. Solo dopo una lunga caccia è stata arrestata, ma il sistema che aveva costruito continua a funzionare con altri volti alla guida.
La necessità di una risposta globale
Contrastare questo fenomeno richiede un cambiamento radicale nell’approccio. Oggi molte forze di polizia trattano le truffe online come semplici frodi, sottovalutandone la portata criminale.
Servirebbe invece un’azione coordinata tra governi, banche, piattaforme tecnologiche e istituzioni finanziarie per individuare e bloccare le transazioni sospette in tempo reale.
Alcuni Paesi, come Singapore, hanno già creato unità specializzate che collaborano con le banche per congelare i fondi rubati prima che possano essere riciclati.
Ma senza una risposta globale, i criminali troveranno sempre nuovi modi per sfuggire alla giustizia.
Il futuro di questa industria criminale è preoccupante. L’intelligenza artificiale sta già rivoluzionando le tecniche di inganno, permettendo ai truffatori di creare deepfake indistinguibili dalla realtà e di scalare le loro operazioni a livelli mai visti prima.
I dati personali, oggetti del furto, vengono analizzati con algoritmi avanzati per identificare le vittime più vulnerabili, aumentando l’efficacia delle truffe.
Senza un’azione concreta, le truffe online continueranno a crescere, trasformandosi in una delle minacce più gravi dell’era digitale.