Quando i criminali attaccano i settori di servizi assicurativi, bancari e finanziari, i rischi sono principalmente monetari, ma quando si parla di cyber security sanitaria, non solo c’è un rischio finanziario significativo, ma anche la salute delle persone è a rischio, quindi la posta in gioco è molto più alta.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Exprivia sulla Cybersecurity, le organizzazioni sanitarie hanno registrato un aumento del 130% degli attacchi informatici dalla seconda metà del 2020 rispetto alla prima metà dell’anno. Questo trend negativo lo riscontriamo anche nel primo trimestre del 2021, dove sono stati registrati otto nuove varianti ransomware differenti che hanno interessato il territorio Italiano, con un incremento del 50% rispetto al primo trimestre del 2020.
Guida al ransomware: cos’è, come si prende e come rimuoverlo
Indice degli argomenti
Perché i criminali prendono di mira il settore sanitario
Criticità del servizio
Il primo aspetto, forse quello fondamentale, riguarda la consapevolezza che avere in ostaggio applicazioni critiche e dati sensibili dei pazienti può mettere a rischio vite umane, quindi le istituzioni sanitarie si trovano a dover scegliere se ripristinare i sistemi dai backup, con tempistiche più lunghe, piuttosto che pagare rapidamente il riscatto.
Più un servizio è critico, maggiore è la probabilità che il servizio diventi interessante agli occhi di un criminale.
Eterogeneità e vastità del perimetro da difendere
Il secondo aspetto riguarda il crescente numero di nuovi dispositivi IoT connessi a Internet come termostati, luci, videocamere, sensori di temperatura e monitor per monitorare i parametri vitali dei pazienti.
I dispositivi IoT presentano due problemi: da un lato la potenza di calcolo e la capacità di memoria sono limitate, rendendo molto spesso difficile l’utilizzo di algoritmi crittografici complessi, dall’altro lato l’installazione di patch di sicurezza contemporaneamente su tutti i dispositivi IoT risulta molto articolato, agevolando così i criminali a sfruttare i dispositivi non aggiornati.
Sensibilità dei dati
L’ultimo aspetto, riguarda l’immensa mole di dati sensibili che il settore sanitario gestisce, attirando l’interesse di molti criminali. L’interesse risiede nel fatto che i dati hanno un mercato alquanto profittevole, pertanto il dato si trasforma in denaro.
Ransomware as a Service (RaaS)
Il ransomware sta evolvendo da un modello di attacco lineare a un insidioso modello di Ransomware as a Service (RaaS): gli attaccanti si concentrano sempre più sullo sviluppo dei programmi, mentre lasciano a soggetti terzi individuare le vittime e il deploy del software malevolo.
RaaS è un nuovo modello di business utilizzato dagli sviluppatori di ransomware, in cui affittano varianti di ransomware nello stesso modo in cui gli sviluppatori di software legittimi affittano prodotti SaaS.
Ciò garantisce a tutti, anche alle persone senza molte conoscenze tecniche, la possibilità di eseguire attacchi ransomware semplicemente registrandosi ed acquistando un servizio. Sono facili da trovare nel dark web, dove vengono pubblicizzati nello stesso modo in cui le merci vengono pubblicizzate sul web legittimo.
Un cliente accede semplicemente al portale RaaS, crea un account, scegli la tipologia di malware che desidera utilizzare ed infine paga con Bitcoin. Gli abbonati possono avere accesso al supporto, alle community, alla documentazione ed agli aggiornamenti. Gli operatori RaaS più sofisticati offrono portali che consentono ai propri abbonati di visualizzare lo stato delle infezioni, il totale dei pagamenti, il totale dei file crittografati e altre informazioni sui propri obiettivi.
Un kit RaaS può includere supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, recensioni degli utenti, forum e altre funzionalità di supporto al cliente. Il prezzo dei kit RaaS può variare da 40 dollari al mese a diverse migliaia di dollari – importi insignificanti, considerando che la richiesta media di riscatto nel 2020 è stata di 170.404 dollari e con tendenza al rialzo (fonte: “The State of Ransomware 2021” – Sophos).
Il mercato RaaS è sempre più competitivo. Oltre ai portali RaaS, gli operatori RaaS eseguono vere e proprie campagne di marketing e dispongono anche di siti Web.
Alcuni esempi ben noti di kit RaaS includono Maze, Locky e Satan, ma ce ne sono molti altri e gli operatori RaaS scompaiono regolarmente, si riorganizzano e riemergono con nuove e migliori varianti di ransomware.
Metodi per la distribuzione del ransomware
Secondo l’Osservatorio Exprivia sulla Cybersecurity, il phishing continua a essere il principale vettore di recapito del ransomware. Gli attacchi di phishing a tema coronavirus sono un esempio in cui i criminali informatici capitalizzano le paure dei dipendenti durante la pandemia. Il successo di queste e-mail è dovuto a tecniche di social engineering sempre più sofisticate per convincere le vittime a visitare siti infetti oppure ad aprire un allegato.
In seguito all’apertura del file, il processo è automatizzato. I file che vengono scaricati contengono delle macro. Una delle più comuni azioni delle macro è quella di utilizzare WMI (Windows Management Instrumentation), tramite il codice VBA, per lanciare uno script PowerShell codificato per scaricare il payload del malware.
Anche il servizio di Remote Desktop Protocol (RDP) è uno dei principali vettori d’attacco dei ransomware.
Gli attacchi di questo tipo sono tentativi di forzare un nome utente e una password per RDP provando sistematicamente tutte le opzioni possibili fino a trovare la combinazione corretta. La ricerca può essere basata su combinazioni di caratteri casuali o su un dizionario di password popolari o compromesse. Un attacco riuscito fornisce al criminale l’accesso remoto al computer di destinazione nella rete.
I ransomware di nuova generazione tentano di evadere le soluzioni anti-malware tramite offuscamento del codice. L’offuscamento viene utilizzato principalmente per sovvertire la firma e limitare la capacità dei metodi più tradizionali di rilevamento del malware di identificare correttamente il codice dannoso noto o sospetto.
L’infezione sfruttando una vulnerabilità è più complessa delle tecniche di ingegneria sociale. La scansione dei sistemi e dell’infrastruttura per rilevare una vulnerabilità è necessaria se l’attacco è mirato, poiché altrimenti non c’è modo di stabilire se un particolare exploit è utilizzabile. Va notato che questa forma di attacco ha guadagnato popolarità negli attacchi automatizzati non mirati, poiché gli aggressori si preoccupano meno di chi viene colpito, ma sperano semplicemente di attaccare il maggior numero possibile di organizzazioni.
Doppia estorsione
Inizialmente, i criminali utilizzavano esclusivamente malware correlato al ransomware per limitare l’accesso ai dati degli utenti, crittografando i file su dispositivi individuali o organizzativi. In cambio della chiave di decrittazione, le vittime dovevano pagare un riscatto in Bitcoin.
L’esecuzione di backup regolari e il loro mantenimento offline sono metodi efficaci per salvaguardare i dati critici dalle minacce ransomware. Se un sistema è purtroppo bloccato da ransomware, gli utenti potrebbero ripristinare i propri dati dal backup offline per riprendere il funzionamento.
Dal momento che alcune vittime avevano formato adeguatamente il proprio personale o rifiutato il pagamento perché avevano preso precauzioni e disponevano di backup, i criminali hanno iniziato a sviluppare ulteriori modi per esercitare ulteriore pressione sulle loro vittime. Un tipo di minaccia molto diversa dal passato, tant’è che è stato coniato un nuovo termine ovvero: attacchi a doppia estorsione (“Double Extortion”).
Le tattiche di doppia estorsione in genere includono una notifica alla vittima, indicando che i dati sono stati rubati e che le copie sono in il possesso dell’attaccante. Da quel momento in poi, la vittima ha un periodo di tempo (che va da pochi giorni a diverse settimane) per pagare il riscatto. Se la vittima si rifiuta di pagare, i dati rubati saranno resi pubblici dopo la scadenza del timer. Se la vittima paga il riscatto, i dati locali saranno decifrati (sarà consegnata una chiave di decifratura) e i dati esfiltrati saranno distrutti.
Per incoraggiare un pagamento tempestivo, è diventato comune per l’attaccante pubblicare un sottoinsieme di dati esfiltrati. Si tratta in genere di una piccola quantità di dati altamente sensibili come dimostrazione che i dati in questione sono veramente in possesso dell’attaccante.
In breve, l’organizzazione subisce due forme simultanee di estorsione: estorsione mediante il blocco dei file crittografati ed estorsione mediante la minaccia di pubblicazione di dati sensibili; dando così il nome all’attacco.
Gli aggressori sono passati a questa nuova strategia a causa di diversi fattori. In particolare, molte chiavi di decifratura di ransomware, come MegaLocker e Tesla, sono disponibili gratuitamente.
Ciò significa che il riutilizzo di uno di questi attacchi non garantisce il pagamento da parte delle vittime. Inoltre, molte organizzazioni hanno rafforzato gli strumenti e le metodologie di backup e ripristino per consentire il ripristino rapido di dispositivi e file crittografati. Sebbene ciò potrebbe creare dei tempi di inattività significativi per l’organizzazione; se il costo del tempo di inattività è inferiore al costo del riscatto, l’organizzazione è disposta ad accettare il tempo di inattività pur di non pagare il riscatto.
Questa nuova tecnica è stata registrata in Italia e a pagarne le conseguenze è stata un’azienda per eventi di musica e teatro, colpita dal ransomware Maze. I criminali rendono disponibile come prova, il 2% dei dati esfiltrati, circa 3 GB di dati.
Tripla estorsione
A peggiorare le cose, gli aggressori hanno inserito una nuova tipologia di estorsione in aggiunta alle due precedenti – una tripla minaccia (Triple Extortion) – utilizzata dal gruppo di ransomware Avaddon. Non solo i dati vengono crittografati ed esfiltrati, ma se non si risponde al pagamento del riscatto o alla minaccia di un data leak, gli aggressori potrebbero lanciare un attacco DDoS contro alcuni servizi della vittima, mettendoli nelle condizioni di dover intraprendere una negoziazione per il riscatto.
Comunemente utilizzati come metodo di estorsione singolo, gli attacchi DDoS sono ora nell’elenco dei servizi offerti dagli operatori RaaS.
Ciò aumenta ulteriormente la pressione sulla vittima in un paio di modi: in primo luogo, sottolinea la serietà dell’avversario. E in secondo luogo, mantenere la disponibilità aggiunge anche un altro fattore di stress a un team di sicurezza già alle prese con le prime due estorsioni.
Gli impatti di un attacco ransomware
L’aumento delle tattiche di pressione aumenta la probabilità di un profitto, rendendo il ransomware una forma di criminalità informatica sempre più dirompente.
Pagare il riscatto oltre che illegale ed eticamente scorretto è inutile. Infatti ammesso che il criminale fornisca la chiave di decrittazione (cosa non certa) non si può avere la certezza che in presenza di tati rubati, i dati esfiltrati vengano effettivamente cancellati dai criminali.
Consigli per mitigare il rischio
Il miglior modo per gestire un attacco di questo tipo è evitarlo. Investire in consapevolezza è la migliore cura così come implementare misure di prevenzione e monitoraggio, come ad esempio patch management, sistemi di Data Loss Prevention (DLP) per ridurre il perimetro di un attacco.
Un attacco potrebbe però avere successo ed allora diventa importante essere pronti a rispondere. Pertanto, fortemente suggerito è il provare i piani di distaster recovery e verificare che il personale sappia cosa fare in presenza di un attacco. Preparare quindi il personale tramite simulazioni in cui verificare quanto siano conosciute le procedure di sicurezza e verificare le procedure stesse (cyber-range).
Infine, ricordare che in presenza di un attacco non bisogna improvvisare: dall’altra parte della barricata ci sono persone estremamente esperte. È opportuno rivolgersi a personale che è abituato e preparato per poter rispondere ad incidenti di questo tipo.