Ryuk è un pericoloso ransomware identificato per la prima volta dal MalwareHunter Team lo scorso mese di agosto e ora tornato a mietere vittime con una nuova variante che, negli ultimi giorni, ha colpito anche in Italia con un preoccupante attacco mirato.
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Ryuk: i dettagli dell’attacco in Italia a Bonfiglioli Riduttori
A rimanere vittima di Ryuk è stata infatti la Bonfiglioli Riduttori che, in una conferenza stampa tenutasi ieri sera, ha reso pubblici i dettagli di un pesante attacco informatico che tra l’11 e il 13 giugno scorsi ha compromesso la produzione in vari stabilimenti.
Il ransomware, in particolare, sarebbe riuscito a disattivare alcuni sistemi di controllo aziendale e a cifrare una gran quantità di dati archiviati sui server della Bonfiglioli. Successivamente, all’azienda è giunta anche una richiesta di riscatto che intimava il pagamento di 340 Bitcoin (equivalenti a circa 2,4 milioni di euro con la valuta del 12 giugno) per ottenere la chiave di decodifica necessaria per sbloccare i file.
L’azienda, però, era ben preparata a questo tipo di minaccia ed è stata in grado di bloccare l’attacco “grazie ad immediate azioni di bonifica”. I dati aziendali più importanti, fanno sapere dalla Bonfiglioli Riduttori, erano già stati messi al sicuro con una immediata disconnessione da Internet dei server principali.
Durante la conferenza stampa con la quale l’azienda ha correttamente condiviso la propria esperienza, Sonia Bonfiglioli ha inoltre dichiarato: “Abbiamo scelto di non assoggettarci al ricatto. Se accetti, non solo non hai la certezza di sventare la minaccia, ma vai ad alimentare un meccanismo criminale“.
Secondo Gerardo Costabile, CEO di DeepCyber, “nel caso di Bonfiglioli, è molto importante e positivo che la parte imprenditoriale abbia deciso di affrontare il problema in ottica trasparente e incisiva, senza aderire nell’alimentazione di un illecito. Questo è un esempio da seguire.”
“Al contempo”, continua Costabile, “non vorrei che passasse il messaggio che è comprando due antivirus che ci si protegge dagli attacchi informatici. Il problema è che non può avvenire un blocco di una fabbrica per colpa di un ransomware, andrebbe a tal fine approfondita l’architettura di rete, la segregazione e segmentazione delle aree, i sistemi di sicurezza perimetrali, il backup nelle varie accezioni”.
“Spero che gli altri imprenditori”, è l’auspicio di Costabile, “possano imparare, da questo esempio, che queste minacce vanno approfondite prima di un incidente e non solo dopo, anche mediante simulazioni oltre che analisi puntuali sulle loro reti da parte di personale esterno ed indipendente. Si potrebbe scoprire che il problema è la mancanza di security by design (oltre che di investimenti) e che sarebbe preferibile investire prima anziché trovarsi per colpa di un incidente una fabbrica ferma per giorni, oltre che il relativo danno di immagine”.
L’attacco subito dalla Bonfiglioli Riduttori è, secondo Pierguido Iezzi, Swascan Cybersecurity Strategy Director e Co Founder, l’occasione per fare il punto della situazione sull’importanza della prevenzione degli attacchi informatici: “Cryptolocker e ricatto da un lato, Business Continuity e GDPR dall’altro. Un leitmotiv che è una costante degli ultimi attacchi informatici. Le aziende sono di fatto obbligate non solo a dover garantire una corretta sicurezza preventiva attraverso le tradizionali attività di Vulnerability Assessment, Penetration Test e Human Factor Risk Assessment, ma al contempo sono di fatto costrette a dotarsi di sistemi di Cyber Data Breach Incident & Response che consentono di portare a termine diverse attività utili a raccogliere quante più informazioni possibili sugli attacchi:
- Cyber Security Investigation;
- Forensic Investigation;
- ICT Integrity Checkup;
- Vulnerability Checkup;
- Remediation Plan”.
“In caso di data breach (quando i dati risultano compromessi in termini di integrità, confidenzialità e disponibilità)”, continua Iezzi, “la notifica al Garante prevede la comunicazione di una serie di dati e informazioni che solo attraverso una specifica attività cyber è possibile raccogliere e clusterizzare”.
“Ennesima azienda che cade vittima di una truffa a scopo ricattatorio, la Bonfiglioli dimostra come essere preparati a gestire un attacco possa mitigare in modo efficace le conseguenze”, è il commento di Alessio Pennasilico, Information & Cyber Security Advisor presso P4I – Partners4Innovation. “Quando il numero di utilizzatori è elevato è statisticamente certo che un simile incidente possa accadere. Solo una efficiente strategia di continuità operativa permette però di ripristinare l’operatività senza conseguenze catastrofiche. Da notare come la volatilità delle cryptovalute, come in questo caso, possa incidere sostanzialmente sull’impatto”.
Analisi tecnica del ransomware Ryuk
Secondo gli esperti del MalwareHunter Team, la particolarità del ransomware Ryuk è dunque quella di riuscire a colpire i sistemi delle vittime in modo mirato, attivandosi solo dopo aver verificato che la macchina infetta appartiene a un’azienda di alto profilo e con una disponibilità economica tale da poter eventualmente pagare il riscatto.
Al momento non è noto il vettore di diffusione di Ryuk. I ricercatori ritengono che il gruppo di criminal hacker responsabili delle infezioni identificate finora stiano selezionando i loro bersagli mediante attacchi di tipo spear phishing o sfruttando servizi di desktop remoto compromessi.
L’analisi di alcuni campioni del ransomware isolati lo scorso anno hanno svelato che Ryuk si compone di un modulo con funzione di dropper e di un binario contenente il payload vero e proprio.
Il dropper estrae e memorizza sul computer della vittima il modulo ransomware, disponibile per piattaforme a 32 e 64 bit, in una directory predefinita, a seconda della versione del sistema operativo. Sui sistemi Windows XP o Windows 2000 il file viene creato nella cartella \Documents and Settings\Default User\, altrimenti in \Utenti\Pubblica\.
Nel caso in cui il file non può essere creato in una di queste cartelle, il dropper tenta di crearlo nella sua stessa directory. Successivamente, il dropper esegue il payload appena creato e termina il proprio processo.
Una volta lanciato, Ryuk rimane dormiente per diversi minuti, dopo di che tenta di terminare più di 40 processi e più di 180 servizi relativi ai principali software antivirali, database e programmi di backup. Successivamente, si guadagna la persistenza nel sistema infetto creando una chiave di registro in HKEY_CURRENT_USER\SOFTWARE\Microsoft\Windows\CurrentVersion\Run.
Ryuk utilizza quindi una combinazione degli algoritmi AES e RSA per cifrare i file e proteggere la chiave di cifratura.
I consigli per difendersi dal ransomware
L’attacco subito dalla Bonfiglioli insegna come comportarsi correttamente per prevenire e fronteggiare un attacco ransomware.
Innanzitutto, è importante comprendere che la miglior protezione da questi pericolosi malware è la prevenzione. Il primo passo da fare è aggiornare sempre sia il nostro antivirus che il sistema operativo. È utile anche eseguire periodicamente un backup dei dati, cioè una copia dei propri file da ripristinare in caso di attacco.
Se si viene attaccati, invece, le buone pratiche dicono che non bisogna mai pagare il riscatto, ma rivolgersi a un’azienda che si occupa di sicurezza informatica. Caso per caso, comunque, è utile effettuare le giuste valutazioni se pagare o no in caso di attacco ransowmare.
Esistono poi alcune ci sono semplici regole pratiche che ci possono aiutare a non cadere nella trappola dei ransomware:
- non aprire mai gli allegati di email di dubbia provenienza. Nel dubbio è consigliabile chiedere al mittente se quella email è autentica;
- fare attenzione alle email provenienti anche da indirizzi noti (potrebbero essere stati hackerati secondo una modalità di falsificazione nota come spoofing);
- abilitare l’opzione Mostra estensioni nomi file nelle impostazioni di Windows: i file più pericolosi hanno l’estensione .exe, .zip, js, jar, scr, ecc. Se questa opzione è disabilitata non riusciremo a vedere la reale estensione del file;
- disabilitare la riproduzione automatica (“autorun”) di chiavette USB, CD/DVD e altri supporti esterni e, più in generale, evitare di inserire questi oggetti nel nostro computer se non siamo certi della provenienza;
- disabilitare l’esecuzione di macro da parte di componenti Office (Word, Excel, PowerPoint). Una macro malevola potrebbe essere contenuta in un allegato in formato Office ed attivarsi automaticamente a seguito di un nostro clic;
- aggiornare sempre i sistemi operativi ed i browser. In generale è buona regola installare sempre e subito le “patch” (gli aggiornamenti) di sicurezza che ci vengono proposti dai produttori dei software che abbiamo installati;
- utilizzare – quando possibile – account senza diritti da amministratore: se viene violato un account con privilegi ed accessi di amministratore, l’attaccante potrà utilizzare gli stessi privilegi per compiere più azioni e fare maggiori danni;
- installare servizi antispam efficaci ed evoluti. Non riusciranno a bloccare tutte le email di phishing, ma i migliori riescono a raggiungere un’efficienza comunque superiore al 95%.