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Come diventare Security analyst e seguire una carriera promettente



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Il Security analyst è la figura deputata all’intercettazione delle minacce e alla protezione dell’infrastruttura IT aziendale. Agisce in nome della prevenzione a tutto tondo, si occupa infatti anche di diffondere i fondamentali della cyber security a tutti collaboratori 

Pubblicato il 3 giu 2024

Giuditta Mosca

Giornalista, esperta di tecnologia



security analyst

Un’organizzazione capace di intercettare e neutralizzare le minacce informatiche ha, nel suo organico, uno o più Security analyst di alto profilo.

La propensione alla proattività di un Security analyst esce dal Security Operation Center (SOC) e raggiunge ogni unità operativa dell’azienda, perché è anche promotore della cultura cyber di tutti i collaboratori la quale, in definitiva, rientra nelle formule di prevenzione: un dipendente istruito sui rischi a cui un’organizzazione è esposta è il primo filtro per evitare attacchi phishing, malware e trappole di vario tipo ordite dagli hacker per penetrare nei sistemi aziendali.

Come vedremo, alle nostre latitudini il Security analyst viene spesso inquadrato tra le posizioni junior ma questo nulla toglie alle potenzialità di crescita di chi segue questo cammino professionale. Quella del Security analyst è una figura importante che svolge un ruolo di rilievo e che funge da ponte tra i dipendenti che lavorano nell’ambito della cyber security.

Introduzione alla professione del Security analyst

All’interno di un SOC lavorano persone che coprono ruoli diversi che, in parte, tendono a sovrapporsi. Il Security analyst lavora d’anticipo, analizzando costantemente la rete aziendale al fine di scovare le minacce prima che queste vadano a segno e si spende quindi anche per la tutela dei dati, aspetto cruciale tra i compiti del Security specialist.

Questo esempio serve a introdurre l’idea secondo cui la cyber security è un processo e come tale ha i propri flussi gestiti, garantiti e supervisionati da profili che possono essere inquadrati diversamente ma che lavorano all’unisono.  

Chi è il Security analyst: definizione e ruolo

Il Security analyst è deputato a svolgere quei compiti utili alla prevenzione delle minacce e quindi alla tutela dei sistemi e delle reti aziendali.

Tra i suoi compiti figurano:

  • Il monitoraggio dei sistemi e delle attività di rete per rilevare minacce e individuare comportamenti sospetti
  • L’analisi dei dati per identificare modelli e strategie di attacco
  • Lo svolgimento di test dell’infrastruttura al fine di scovare vulnerabilità
  • La configurazione dei software per la cyber sicurezza e delle parti attive di rete
  • Le valutazioni dei rischi mediante cui stabilire l’efficacia delle misure di sicurezza
  • La generazione di report
  • La diffusione della cultura cyber all’interno dell’azienda

Tutti compiti di rilievo che, nelle organizzazioni più grosse, vengono svolti in concerto con altri professionisti in servizio nel SOC.

Campo d’azione: dove lavora un Security analyst

Come detto, il Security analyst lavora in un SOC, il nucleo di un’azienda deputato alla cyber security e a tutte le tecnologie e strategie di difesa.

Come tale trova posto in quelle organizzazioni di medio-grande entità. In alternativa può trovare posto in aziende di consulenza che prestano know-how e servizi alle realtà aziendali, indicativamente quelle piccole, che non hanno risorse da dedicare a un SOC interno.

L’importanza del Security analyst

Poiché agisce sul fronte della prevenzione e delle verifiche costanti della tenuta delle meccaniche difensive di un’organizzazione, il Security analyst è parte integrante di quelle figure professionali che tutelano l’operatività di un’azienda, garantendo che questa non subisca scossoni in seguito a intrusioni esterne e, di conseguenza, tutela anche il nome e la reputazione dell’azienda stessa che possono crollare in caso di violazioni della privacy e della compliance.

Parallelamente, il Security analyst è attivo nel promuovere la cultura della digitalizzazione e della sicurezza all’interno dell’organizzazione in cui lavora.

Competenze richieste per diventare Security analyst

Oltre a solide competenze in ambito informatico e, nello specifico, la conoscenza delle reti e dei protocolli, occorrono anche capacità analitiche e di problem solving.

Va da sé che chiunque ambisca a diventare Security analyst deve avere una profonda conoscenza delle tecniche e delle tecnologie di difesa (su tutte firewalling, routing e software) e conoscenze approfondite dei sistemi operativi. A corredo è sempre utile avere dimestichezza con almeno un linguaggio di programmazione.

Capacità matematiche e logiche

Le conoscenze di matematica sono comuni a tutte le professioni della cyber security, benché sia diffusa la convinzione secondo la quale la sicurezza informatica non sia direttamente correlata alla dimestichezza con numeri e formule.

Una teoria, questa, abbastanza diffusa che però può essere facilmente smentita, considerando che il mero determinare i rischi è di fatto un esercizio matematico. Non di meno, l’analisi dei dati, di log o di porzioni di codice possono essere effettuate in modo preciso e affidabile soltanto da chi possiede solide basi matematiche, anche se è vero che ci sono software e tecnologie a supporto dell’analisi dei dati che possono supplire a eventuali lacune dell’operatore umano.

Nel caso del Security analyst il bagaglio deve vertere soprattutto sull’algebra computazionale e sulla statistica.

Familiarità con tecnologie informatiche e linguaggi di programmazione

La familiarità di un Security analyst con le tecnologie informatiche è cruciale. Su tutte, deve avere spiccate conoscenze:

  • Delle reti e del networking in senso ampio: deve sapere come interagiscono tra loro le macchine, delle architetture e dei protocolli di rete, dello switching, del routing e dei firewall
  • Dei sistemi operativi e dei database
  • Della gestione del rischio
  • Della logica delle minacce, dei metodi per rilevarle e delle metodologie di risposta.

I linguaggi di programmazione forniscono un valido aiuto a chiunque si occupa di Information technology. Nello specifico, giacché il ruolo del Security analyst prevede anche l’analisi dei dati, sono utili conoscenze di Python, di R, di Java e di SQL che, pure non essendo un linguaggio di programmazione vero e proprio, è fondamentale per lavorare con i database i quali, proprio per il fatto che sono dei concentratori di informazioni, attirano le attenzioni degli hacker.

Capacità di risolvere problemi e di pensare in modo analitico

Anche in questo caso, le capacità analitiche e di problem solving devono essere proprie di chiunque lavori nella cyber security. Pensare in modo logico, sapere leggere tra le righe e trovare soluzioni sul lungo periodo (facendo ricorso alla creatività quando necessario) fanno parte delle competenze trasversali indispensabili.

Azzardando una procedura tecnico-operativa, possiamo dare forma plastica al pensiero analitico in questo modo:

  • Individuare il problema
  • Ottenere le informazioni che aiutano a circoscriverlo
  • Definire le soluzioni possibili e metterle in pratica
  • Verificare che le soluzioni approntate diano risultati
  • Rivedere la procedura attuata in rapporto al problema identificato per evitare che si ripresenti in futuro.

Per potere lavorare in modo efficace, un Security analyst deve avere padronanza di tecniche e tecnologie apposite.

Strumenti e tecniche che un Security analyst dovrebbe conoscere

Gli strumenti di lavoro di un Security analyst sono molteplici. Tra i principali si possono citare:

  • Strumenti di analisi, utili a determinare minacce e vulnerabilità. Tra questi figurano tool per il monitoraggio delle reti e dei log dei dispositivi hardware e software
  • Strumenti di sicurezza, tipicamente quelli usati dall’impresa per garantire la difesa da intrusioni e dalla diffusione di virus
  • Strumenti per i test di penetrazione
  • Strumenti per la gestione delle minacce
  • Strumenti di gestione delle vulnerabilità, usati per identificare e porre rimedio alle falle di sistemi e applicazioni
  • Strumenti per la gestione degli incidenti
  • Strumenti forensi.

Alcuni di questi meritano un approfondimento perché consentono di dare maggiore profondità alla professione del Security analyst.

Comprendere la gestione delle vulnerabilità

La gestione delle vulnerabilità è cruciale per affrontare le minacce. Uno dei rischi più temuti e temibili è quello di accorgersi con notevole e quasi sempre colpevole ritardo dell’intrusione di cyber criminali. Esistono strumenti che consentono di identificare e quindi correggere le vulnerabilità di sistemi, architetture e applicazioni.

Strumenti di gestione degli incidenti

Gli strumenti di gestione degli incidenti sono altrettanto fondamentali e sono oggetto di diverse norme e standard.

Questo significa che non sempre prevenzione e controlli sono sufficienti a scongiurare il peggio e avere un piano di azione diventa tanto saggio quanto essenziale. Tale piano, che va rivisto periodicamente, va condiviso con il management aziendale, con tutti i membri del SOC e, non da ultimo, deve essere noto a tutti i dipendenti e ai collaboratori dell’impresa.

Strumenti di gestione delle prove digitali

Quello degli strumenti per le analisi forensi è un capitolo vasto che include anche l’Internet of Things (IoT) e l’Industrial Internet of Things (IIoT). La gestione delle prove digitali aiuta a comprendere, tra le altre cose, chi sono gli attaccanti, quali motivi sono alla base dell’attacco sferrato e, non di meno, sono molto utili per ricorrere alle aule penali o civili per ottenere giustizia o risarcimenti.

Percorso formativo per diventare Security analyst

Le conoscenze di cui deve disporre un Security analyst sono di norma conseguite mediante diplomi o lauree in ingegneria informatica, in informatica o in discipline equivalenti.

Il percorso formativo però esce dagli atenei e passa anche attraverso specializzazioni in security e in informatica, tra le quali figurano anche le certificazioni che tratteremo sotto.

L’esperienza, come sempre, fa la differenza e non è da escludere la partecipazione a stage formativi che aiutano a calarsi nell’operatività aziendale, toccando con mano ciò che si è studiato (e anche quello che non si ha avuto modo di studiare).

Lezioni di matematica: i primi passi

Matematica e cyber security sono più collegate di quanto si possa pensare. Per esempio, le vulnerabilità di un sistema possono essere scandagliate e formalizzate in matematica, ossia sottoposte a un processo che ne identifica relazioni, legami e proprietà.

La matematica è quindi utile, in generale, alla comprensione dei modelli di attacco, allo sviluppo di algoritmi per il rilevamento delle minacce e per la valutazione della sicurezza di un sistema. Non di meno, pensando alla matematica, il pensiero corre immediatamente alla crittografia.

Studi e certificazioni

Se il percorso universitario rappresenta le basi fondanti del sapere del Security analyst, le specializzazioni sono il corollario che gli consente di specializzarsi. Tra queste spiccano il Certified Information Systems Security Professional (CISSP) o il Certified Ethical Hacker (CEH). Le certificazioni sono diverse e coprono diverse peculiarità della cyber security.

I produttori di firewall più blasonati organizzano corsi di cyber security principalmente legati ad hardware e software proprietari.

Anche approfondire le proprie conoscenze in ambito di database e sistemi operativi distribuiti può essere d’aiuto a chi vuole intraprendere la professione del Security analyst.

Esperienza sul campo e opportunità di stage

Il bagaglio delle conoscenze di un Security analyst si consolida grazie all’esperienza diretta, alla pratica che aiuta a calarsi completamente nelle esigenze e nei ritmi delle realtà professionali.

Gli stage possono essere un modo ottimale per entrare a titolo definitivo nel mondo del lavoro e sarebbe ottimale svolgerne uno presso un’azienda di consulenza che consente di misurarsi con diverse realtà aziendali e con problemi e scenari di diversa entità e complessità.

Carriera e prospettive future per un Security analyst

Osservando le offerte di lavoro che si trovano online, si legge con una certa frequenza che la figura del Security analyst è associata a un inquadramento di tipo junior.

Questo può dipendere dal fatto che, una volta acquisita un’esperienza solida, per chi svolge questa professione si aprono diverse porte che includono l’ethical hacking, i compiti tipici del cyber security engineer e persino i ruoli di Lead security architect o di Security director.

Diverse opportunità nel settore pubblico e privato

La prevenzione è obiettivo principe per qualsiasi impresa, a prescindere dalla propria natura e dimensione o dal mercato in cui opera.

Qualsiasi organizzazione, pubblica o privata che sia, ha necessità dei servizi e del valore aggiunto che un Security analyst è in grado di fornire. Ancora una volta, cercare un lavoro in un’azienda di consulenza, può schiudere le porte a esperienze svolte sia in ambito privato, sia in ambito pubblico.

Compensi attesi e crescita professionale

In Italia la remunerazione del Security analyst varia da circa 22mila a circa 44mila euro l’anno, come suggeriscono le cifre citate nelle inserzioni online.

Ritorna la predisposizione all’inquadramento nelle fasce junior ma, parallelamente, si può dire che si tratta di una professione “trampolino di lancio” all’interno di un SOC.

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