Il tema del Bitcoin e, in particolare, delle assicurazioni sul Bitcoin, è sulla cresta dell’onda ormai da più di qualche tempo: se ne parla spesso e nel frattempo le istituzioni e le grandi banche stanno cercando di capire come comportarsi nei confronti di una serie di problematiche come quelle relative alle criptovalute che difficilmente possono essere ignorate.
Il livello di notorietà dei Bitcoin, infatti, non conosce limiti. Ecco perché, parallelamente all’interesse di tanti investitori, è cresciuto anche l’interesse del cyber crimine.
Quest’ultimo non ha determinato, a ben vedere, alcuna novità recente ma solo la prosecuzione di un problema che da più parti si stanno chiedendo come risolvere. Il problema è sempre lo stesso e negli anni i casi di cyber crimine sono aumentati davvero molto.
Tutti i cripto-investitori ricorderanno i casi Binance, Bitfinex, Bittrue, solo per citarne alcuni, dove a seguito di attacchi sono stati persi milioni di dollari di criptovalute.
Nel tempo, questi attacchi si sono perfezionati come ci conferma Giampaolo Dedola, Security Researcher del Kaspersky Lab, azienda russa specializzata nella produzione di software progettati per la sicurezza informatica: “Il 2020 è stato profondamente diverso da tutti gli altri, eppure, molti trend che ci aspettavamo si sono verificati, indipendentemente da quanto sia cambiato il nostro modo di vivere. Questi includono nuove strategie nel crimine informatico finanziario: dalla rivendita dei dati di accesso bancari al prendere di mira le applicazioni di investimento”.
Per far fronte a questo crimine informatico e finanziario, appunto, si stanno cercando soluzioni di vario genere. Una tra queste, sicuramente, è l’assicurazione sui Bitcoin.
Indice degli argomenti
Assicurazioni sul Bitcoin, tra tradizione e innovazione
Ogni volta che un prodotto innovativo compie passi significativi verso il mercato di massa, ecco che inesorabilmente scatta il bisogno di proteggerlo tramite un’assicurazione. Strumento tradizionale, quest’ultimo, che nel nostro caso si incontra con l’innovazione più avanzata.
Sono state già sperimentate, infatti, una serie di coperture assicurative volte ad evitare i furti di cui si accennava in precedenza. Ma di cosa si tratta nello specifico? E, soprattutto, chi ha fatto da apripista in questa direzione?
Si tratta di domande a cui bisogna dare non solo una risposta ma anche una grande visibilità, soprattutto in funzione del contesto economico attuale. Quest’ultimo, infatti, visto l’impatto della pandemia sulle economie nazionali, è davvero a rischio e potrebbe portare ad un aumento della criminalità informatica e finanziaria. Una corretta informazione circa le opportunità e le protezioni possibili da attuare per il caso delle criptovalute potrebbe far dormire sonni più tranquilli a molti cripto-investitori.
Nello specifico, la copertura assicurativa che ad oggi viene proposta è costituita da una polizza abbastanza completa che copre due tipologie di rischi:
- furto dei Bitcoin custoditi durante le operazioni di prelievo;
- danni derivanti da intrusioni e/o violazioni della sicurezza.
Proprio come succede per le riserve di oro fisico, la copertura assicurativa non comprende l’asset in Bitcoin, ma le operazioni di deposito e di ritiro da parte dei soggetti interessati, quelle che avvengono online e che sono quindi più esposte al rischio di furto.
Queste coperture assicurative, ad oggi ancora poco sviluppate ma in grande crescita, hanno fatto registrare un notevole interesse e si ritiene possano essere un valido supporto per la copertura da attacchi.
Italia da apripista nelle assicurazioni per le criptovalute
Il nostro Paese, insieme al Canada, ha fatto da apripista al tema delle assicurazioni criptovalute. Quanto al Canada, infatti, abbiamo l’esempio di Shakepay, un marketplace che ha fatto sua una polizza assicurativa con Lloyd’s di Londra, una vera roccaforte della tradizione assicurativa anglosassone.
Nello specifico, il marketplace canadese ha scelto una polizza che potesse coprire tutti i fondi detenuti da quest’ultimo nelle sue banche dati nonché il furto fisico dei supporti in cui sono conservate le chiavi private per accedere ai conti online.
Quanto all’Italia, invece, in primissima linea sulla tematica, registriamo lo sviluppo di una polizza assicurativa per la copertura dei rischi da parte di CheckSig, startup italiana nel servizio di custodia Bitcoin.
La startup italiana si è aperta al mercato offrendo un servizio di custodia per investitori istituzionali, comprese le banche, e high-net-worth individuals affrontando i problemi legati alla sicurezza, alle complessità tecnologiche ed alla conformità regolamentare per chi vuole investire in criptovalute.
Il meccanismo, particolarmente trasparente, prevede che ogni mese la cassaforte virtuale, nel pieno rispetto della privacy del cliente, possa essere aperta solo da 5 entità legali esterne e pre-autorizzate dalla startup stessa, la quale comunque non potrà aprirla autonomamente per verificare il totale dell’asset depositato.
Tale formula, trasparente in un contesto mondiale che presenta alcune zone d’ombra, ha permesso alla Cattre, newco del Gruppo Cattolica che si occupa di riassicurazione di rischi non tradizionali, di mettere a punto la prima polizza per il mercato italiano che copre, come si spiegava in precedenza, sia il furto durante il prelievo dei bitcoin custoditi sia i danni causati dalle intrusioni e dalle violazioni della sicurezza.
Assicurazioni sul Bitcoin: c’è ancora tanto da fare
Questi due esempi, canadese ed italiano, rappresentano sicuramente un importante passo avanti sul tema delle assicurazioni sul Bitcoin e sulle criptovalute in generale, ma secondo gli esperti la diffusione sistematica di questo meccanismo ha ancora qualche ostacolo innanzi.
Gli ostacoli, nello specifico, derivano da una mancanza di regole chiare sul settore. La mancanza di trasparenza normativa sul tema, infatti, può rallentare di molto tutti gli sviluppi fatti fino ad ora, come dichiarato da Yusuf Hussain, responsabile del rischio di Gemini, il quale ha affermato che “le maggiori preoccupazioni degli assicuratori tradizionali sono legate alla mancanza di chiarezza normativa”.
Secondo Hussain “una regolamentazione crypto ben pensata sarà il perno per una maggiore offerta di assicurazioni crypto. Se fatta bene, può aprire la strada a mercati sani e sostenibili e alimentare l’innovazione a lungo termine per sbloccare le potenzialità delle criptovalute e migliorare la società”.
Le due sponde, insomma, della regolamentazione trasparente e delle assicurazioni sulle criptovalute, sembrano essere profondamente interconnesse ma per il momento possiamo osservare con piacere l’esistenza di alcuni passi avanti che hanno contribuito a dare fiducia a chi sceglie di investire in monete digitali.