Oggi capita spesso che qualcuno, magari per farci un complimento, ci dica che ci trova “smart”, la versione 2.0 del caro vecchio aggettivo “intelligente”. Cosa significa essere “smart” oggi? Emerge l’importanza di Coding & Hacking, un tipo di intelligenza (o forse una sorta di superpotere nel mondo moderno) che permette agli individui di trasformare il pensiero astratto in realizzazioni concrete e replicabili attraverso la creazione di soluzioni sia a partire dal foglio bianco sia a partire da soluzioni già esistenti a problemi simili.
Il Coding & Hacking sono diventate una delle parole chiave più cool degli ultimi tempi. Tutti sono alla ricerca di programmatori che conoscano le tecnologie più nuove e fantasiose e questo tipo di conoscenza è fondamentale per ogni impresa (dalle grandi fino alle startup) che voglia costruire asset che includano anche solo una piccola componente digitale.
Per chi non si occupa di tecnologia, i concetti di Coding & Hacking hanno un fascino esoterico, una sorta di super-conoscenza che protegge le nazioni dal cyberterrorismo e i bambini dalla disoccupazione attraverso la capacità di scrivere sequenze sensate di comandi su un computer. Nei fatti, Coding & Hacking sono molto più di questo e hanno solo parzialmente a che fare con la capacità di programmare in senso stretto, aspetto testimoniato da una letteratura fiorente sul cosiddetto “pensiero computazionale”. Si tratta di quel tratto dell’intelligenza delle persone che permette di trasformare il pensiero astratto in realizzazioni concrete e replicabili. Una persona – non necessariamente uno sviluppatore software – che applica questo “modo di pensare” nella vita reale, sarà in grado di affrontare i problemi più diversi, semplificando la vita delle persone con soluzioni che a volte potrebbero combinare in modo non banale building blocks tecnologici a volte creati ex novo, a volte già disponibili perché sviluppati da altri. Steve Jobs stesso nel ’95 affermò in un’intervista che “tutti dovrebbero imparare a programmare, perchè è un’attività che insegna a pensare”.
La competenza di Coding sottintende quindi anche il passaggio da soggetto passivo a soggetto attivo e con capacità creativa concreta, che sa identificare un problema e sa utilizzare e combinare risorse esistenti per risolverlo in modo rapido e replicabile. Il film “The imitation game” con Benedict Cumberbatch, basato sulla vita del padre dell’informatica Alan Turing, descrive bene come funzioni e si concretizzi – anche fisicamente con la costruzione del primo rumorosissimo e pesante computer della storia – questo tipo di competenza.
Osservando il pensiero computazionale da un’altra prospettiva, orientata all’applicazione nella società delle competenze di Coding, emerge un ulteriore fronte di capacità e competenze dell’individuo che si può racchiudere nella parola Hacking. Per comprenderlo serve momentaneamente dimenticare quello che il cinema e i media ci hanno insegnato sugli hacker, dipingendoli solo come pericolosi cybercriminali, perché si tratta di una visione troppo ristretta. Da certi punti di vista, gli hacker rappresentano i cittadini modello del mondo digitale. Sono persone creative, persistenti e piene di risorse. Pensano in termini digitali e hanno una innata curiosità di capire come funziona la tecnologia e, in senso più allargato, il mondo circostante.
Per un hacker ogni problema rappresenta un’opportunità di rendere il mondo (la società, casa propria, il luogo di lavoro) più sicuro per tutti. Gli hacker conoscono i limiti della tecnologia e provano una latente diffidenza verso ciò di cui non comprendono a fondo il funzionamento. Hanno anche la consapevolezza che non c’è sistema (tecnologico o sociale) che non abbia errori (bug) e, anche se non ci sono errori evidenti, probabilmente c’è qualche vulnerabilità intrinseca (tecnica o comportamentale) che potrebbe migliorarlo se scoperta e adeguatamente risolta. Per coloro che sono nati e si sono formati prima dell’avvento della società digitale, questi concetti potrebbero sembrare distanti, ma per gli hacker questo è semplicemente il modo in cui funziona il mondo intero: un sistema complesso e connesso di tecnologie e persone. Dietro questa descrizione del profilo di un hacker è nascosta l’utilità di questa competenza per le imprese moderne, per le quali sarebbe estremamente utile diffondere questo tipo di mentalità tra i collaboratori, volta all’adozione di comportamenti orientati al miglioramento e alla sicurezza dell’organizzazione, non solo attraverso le idee.
Una maggiore diffusione delle competenze di Coding & Hacking al di là degli aspetti tecnici, contribuirebbe a una maggiore curiosità, orientamento alla risoluzione concreta dei problemi e consapevolezza su come funziona l’impresa digitale nel suo complesso, tre aspetti preziosi in un mondo in cui le tecnologie avanzate stanno diventando il centro di gravità di qualsiasi business.
Si può approfondire leggendo Come preparare i giovani e le donne ai lavori dell’era digitale: esperienze a confronto e che significa lavorare come hacking etico.
A cura di Marco Planzi e Laura Cavallaro, P4I