Dall’inizio del 2021, le reti informatiche delle Nazioni Unite hanno subito ripetuti attacchi informatici durante i quali gli hacker hanno preso di mira i dati sensibili relativi alle numerose agenzie dell’organizzazione intergovernativa e ai loro progetti.
La strategia dei criminali informatici in questi casi è stata poco sofisticata: hanno avuto accesso utilizzando la coppia nome utente-password di un dipendente delle Nazioni Unite, probabilmente acquistata sul Dark Web.
“Possiamo confermare che aggressori sconosciuti sono stati in grado di violare parti dell’infrastruttura delle Nazioni Unite nell’aprile del 2021”, ha dichiarato Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite. “Le Nazioni Unite sono spesso prese di mira da attacchi informatici. Possiamo anche confermare che sono stati individuati ulteriori attacchi collegati alla violazione a cui stiamo facendo fronte”.
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Attacco hacker alle Nazioni Unite: i dettagli
Le credenziali appartenevano ad un account per accedere ad Umoja, il software di project management proprietario delle Nazioni Unite. Resecurity, la società di sicurezza informatica che ha scoperto la violazione, sostiene che da lì gli hacker sono stati in grado di ottenere un ampio accesso alla rete delle Nazioni Unite. Gli hacker, il cui primo accesso ai sistemi delle Nazioni Unite risale al 5 aprile scorso, erano ancora attivi sulla rete alla data dell’8 agosto.
“Organizzazioni come le Nazioni Unite sono un obiettivo di alto valore per l’attività di spionaggio informatico”, ha affermato l’amministratore delegato di Resecurity, Gene Yoo, secondo cui “l’attore dell’attacco ha condotto l’intrusione con l’obiettivo di compromettere un gran numero di utenti all’interno della rete delle Nazioni Unite in modo da raccogliere ulteriori informazioni sul lungo termine”.
L’attacco segna un’altra intrusione di alto profilo in un anno, quello in corso, in cui gli hacker sono diventati più sfacciati. JBS SA, il più grande produttore di carne al mondo, è stato colpito da un attacco informatico che ha portato alla chiusura degli stabilimenti statunitensi.
Colonial Pipeline Co., operatore del più grande oleodotto statunitense, è stato anch’esso compromesso da un cosiddetto attacco ransomware. A differenza di quegli attacchi, chiunque abbia violato l’ONU non ha danneggiato nessuno dei suoi sistemi, ma ha invece raccolto informazioni sulle reti di computer dell’ONU.
Secondo Resecurity, i suoi incaricati hanno informato le Nazioni Unite della sua ultima violazione già prima, nel corso dell’anno, ed hanno lavorato con il team di sicurezza dell’organizzazione per accertare la portata dell’attacco. Il portavoce delle Nazioni Unite Dujarric ha affermato che l’organizzazione internazionale aveva già rilevato l’attacco.
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I funzionari delle Nazioni Unite avevano informato Resecurity che l’attacco si era limitato alla ricognizione e che gli hacker avevano solo scattato screenshot mentre erano all’interno della rete. Stranamente, dopo aver ricevuto le prove sul furto di dati, l’ONU ha smesso di corrispondere con la società di sicurezza, ha quindi fatto sapere il CEO Yoo.
Attacco hacker alle Nazioni Unite: il punto di accesso
L’account Umoja utilizzato dagli hacker non era abilitato con l’autenticazione a due fattori, una caratteristica di sicurezza fondamentale. Secondo un annuncio sul sito web di Umoja, uscito a luglio, il sistema è migrato su Microsoft Azure, che fornisce invece questo importante sistema di protezione. Questa azione “riduce il rischio di violazioni della sicurezza informatica”, si legge nell’annuncio.
I retroscena dell’attacco all’ONU
C’è da dire, inoltre, che già in precedenza l’ONU e le sue agenzie erano state prese di mira dagli hacker.
Nel 2018, le forze dell’ordine olandesi e britanniche hanno sventato un attacco informatico russo contro OPWC, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, mentre indagava sull’uso di un agente mortale del gas nervino sul suolo britannico.
Poi, nell’agosto 2019, “l’infrastruttura principale” delle Nazioni Unite è stata compromessa da un attacco informatico che ha preso di mira una vulnerabilità nota nella piattaforma SharePoint di Microsoft, secondo un rapporto di Forbes. La violazione non è stata divulgata pubblicamente fino a quando non è stata segnalata dall’agenzia di stampa New Humanitarian.
Invece, Resecurity ha riscontrato che nell’ultimo attacco all’ONU gli hacker hanno raccolto ulteriori informazioni inerenti la mappa e la costruzione delle reti informatiche delle Nazioni Unite e hanno cercato di compromettere le credenziali di 53 account utente. Bloomberg News non è stato in grado di identificare gli hacker o lo scopo della loro violazione delle Nazioni Unite.
La stessa Bloomberg News ha esaminato gli annunci del Dark Web in cui gli utenti di almeno tre marketplace vendevano le stesse credenziali di recente, lo scorso 5 luglio.
Cosa potrebbe succedere adesso
La ricognizione effettuata dagli hacker potrebbe consentire loro di condurre attacchi futuri o di vendere le informazioni ad altri gruppi che potrebbero cercare di violare le Nazioni Unite.
“Tradizionalmente, organizzazioni come le Nazioni Unite sono state prese di mira da attori state-sponsored ma, poiché i criminali informatici stanno trovando modi per monetizzare in maniera più efficace i dati rubati e poiché l’accesso a queste organizzazioni è più frequentemente disponibile per la vendita da parte di broker degli accessi iniziali, ci aspettiamo di vederli sempre più prese di mira e infiltrate dai criminali informatici”, ha affermato Allan Liska, threat analyst senior presso Recorded Future. Liska ha dichiarato di aver visto le credenziali di accessi di dipendenti delle Nazioni Unite in vendita sul dark web.
Le credenziali sono state offerte da più criminali informatici di lingua russa, secondo Mark Arena, amministratore delegato della società di intelligence e sicurezza Intel471. Le credenziali delle Nazioni Unite venivano vendute come parte di un pacchetto di dozzine di nomi utente e password a varie organizzazioni per soli 1.000 dollari.
“Dall’inizio del 2021 abbiamo visto più criminali informatici vendere l’accesso al sistema Umoja gestito dalle Nazioni Unite a scopo di lucro”, ha affermato Arena. “Questi attori vendevano contemporaneamente un’ampia gamma di credenziali compromesse di una moltitudine di organizzazioni. In diverse occasioni precedenti, abbiamo assistito alla vendita di credenziali compromesse ad altri criminali informatici, i quali hanno intrapreso attività di intrusione continuative all’interno di queste organizzazioni”.
In conclusione, l’analisi di quanto accaduto nell’attacco hacker alle reti informatiche delle Nazioni Unite ci insegna che le attività di cyber espionage stanno crescendo rapidamente in tutto il mondo, ed il tradizionale spionaggio strategico (messo in atto dai corpi diplomatici) viene sempre più sostituito dalla versione cyber, o quantomeno, supportato da essa.
Un nuovo scenario che, potenzialmente, espone ad attacchi informatici qualunque democrazia o organizzazione pubblica o privata che sia, con notevoli rischi per la privacy di tutti.