In un’epoca ormai dominata dai dati come quella in cui viviamo, è chiaro a tutti che per proteggere il patrimonio informativo aziendale da attacchi informatici sempre più mirati e sofisticati e quindi per garantire la sicurezza dei dati informatici, il firewall e l’antivirus (per quanto sempre fondamentali) non bastano più. Questi sistemi di difesa, infatti, svolgono correttamente il loro lavoro, ma si limitano a “vedere” solo ciò che rientra nel loro specifico scopo. Si parla quindi di sistemi a “silos”, che lasciano inevitabilmente delle zone d’ombra tra di loro.
Le cyber minacce che circolano in rete oggi hanno raggiunto un grado di evoluzione molto più elevato rispetto a quello dei sistemi di difesa passiva tradizionali.
È dunque opportuno che le aziende si dotino di servizi di sicurezza avanzata, in grado di correlare diversi sistemi e coprire anche quelle zone grigie lasciate nel perimetro aziendale. Servizi in grado di agire in modo preventivo e di bloccare eventuali intrusioni, oltre che malware, ransomware e attacchi phishing prima che arrivino a danneggiare i sistemi o le attività di lavoro.
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Una questione non solo tecnologica
Secondo il recente Rapporto Clusit 2022, in un anno gli attacchi alla sicurezza sono aumentati del 10% in numero e ben del 29% in gravità: quelli a impatto elevato sono passati dal 50% registrato del 2020 al 79% del 2021. Ricordiamo che il livello di impatto dei singoli incidenti considera aspetti di immagine, economici, sociali e le ripercussioni dal punto di vista geopolitico.
Ma le sfide che ne conseguono non sono soltanto tecnologiche: infatti secondo quanto riportato, le altre principali preoccupazioni che affliggono CIO e CISO sono:
- carenza di personale IT/sicurezza;
- carenza di personale informatico;
- carenza di competenze;
- negligenza dei dipendenti;
- ma soprattutto mancanza di budget.
Secondo gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, nel 2022, è avvenuta in Italia la maggior crescita di consapevolezza teorica sulle problematiche derivate dall’Information Security. Nonostante ciò, gran parte del budget viene ancora investito su sistemi basilari e in un confronto internazionale l’Italia si trova nella parte bassa della classifica per percentuale di investimenti.
I dati dimostrano che il tempo della sottovalutazione dei problemi, del rimandare l’adozione di contromisure efficaci (evitando di investire quanto necessario) è terminato. In questo senso il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), può rappresentare per l’Italia l’occasione di mettersi al passo e colmare le proprie lacune (anche) in ambito cyber.
PNRR e digitalizzazione
Il PNRR, lo sappiamo, è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentato dall’Italia, all’interno del programma Next Generation EU (NGEU); prevede investimenti e riforme, per la ripresa post pandemia. Si tratta di un intervento, che intende risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, sviluppandosi in tre punti chiave:
- digitalizzazione e innovazione;
- transizione ecologica;
- inclusione sociale e riequilibrio territoriale.
Uno dei punti cardine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è la digitalizzazione, senza trascurare l’aspetto cyber security. Prova ne è che all’interno della Missione 1 sia previsto uno stanziamento di 620 milioni di euro per erigere un efficace sistema di protezione a fronte di un maggior ricorso all’uso del digitale.
Impatto sulla pubblica amministrazione
I fondi resi disponibili in ambito sicurezza informatica dal PNRR ( capitolo 1.5 ) si riferiscono a interventi che hanno l’obbiettivo di migliorare le difese digitali della pubblica amministrazione, con lo scopo di garantire ai cittadini e alle imprese servizi efficaci, in sicurezza e pienamente accessibili: infrastrutture, interoperabilità, piattaforme e servizi, e cyber security.
Parrebbe quindi che il PNRR non si rivolga alle aziende private per quanto concerne la questione “sicurezza informatica”, ma in realtà questo avviene, invece, in forma non esplicita. Il PNRR prevede infatti diversi interventi anche per le aziende private che sottintendono un ricorso alla cyber security.
PNRR e cyber security per l’impresa
Non si tratta solo di un obbligo sancito da leggi e regolamenti europei: protezione dei dati e sicurezza informatica rappresentano, oggi, un obiettivo per qualsiasi azienda e un fattore determinante per proteggere il business da incidenti di cyber security che possono provocare danni enormi.
La possibilità di utilizzare gli incentivi del PNRR per migliorare la postura di sicurezza informatica delle aziende private, ricade sotto il cappello della Transizione 4.0: vengono ossia messi a disposizione degli incentivi sotto forma di credito d’imposta per beni materiali e immateriali che prevedono la digitalizzazione dell’impresa. Nei beni immateriali, ritroviamo per l’appunto anche servizi di cyber security, nella misura in cui il bene immateriale non rappresenta soltanto il software, ma anche il servizio in cloud.
L’incentivo prevede la restituzione del 20% del costo dell’investimento fino ad un valore massimo di un milione di euro (data ultima 31 dicembre 2023).
I servizi Managed Detection & Response (MDR)
La sicurezza dei dati aziendali è un fattore ormai imprescindibile e a confermarlo c’è un dato molto chiaro: il 64% delle aziende mondiali è stata vittima di una qualche forma di cyberattacco.
Tutte le imprese, dunque, sono potenziali vittime e per questo devono poter contare su un sistema di sicurezza digitale efficace e continuo. “Efficace e continuo”, tuttavia, sono concetti spesso ignorati o sottovalutati, perché sottendono a una fitta serie di risorse e competenze che difficilmente possono essere gestite internamente all’azienda.
È per questo motivo che la tendenza del mercato è affidare la sicurezza dei dati aziendali a organizzazioni esterne specializzate, che operino con un approccio gestito: un’opportunità messa a disposizione dai vendor di servizi Managed Detection & Response (MDR).
La lista dei beni che possono beneficiare del Credito di Imposta per Beni Immateriali è descritta nell’allegato B della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017), come integrato dall’articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2017, n. 205. Si considerano agevolabili anche le spese per i servizi di integrazione e personalizzazione sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B.
Come previsto dall’art. 1 comma 1058 della Legge 178/2020, si considerano agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing, per la quota imputabile per competenza.
Nel caso specifico del servizio MDR di CYBEROO, denominato “Cyber Security Suite” si attesta che risponde ai requisiti 4.0, rientrando tra i beni immateriali presenti nell’allegato B della Legge 11 dicembre 2016, n.232 e, come specificato, nel paragrafo 14 della Circolare 4/E del 30/03/2017 dell’Agenzia delle Entrate nella categoria: “software, sistemi, piattaforme e applicazioni per la protezione di reti, dati, programmi, macchine e impianti da attacchi, danni e accessi non autorizzati (cybersecurity)”.
La CYBEROO Cyber Security Suite è un servizio MDR (Managed Detection and Response) progettato in modo che qualsiasi azienda possa avere una piattaforma di cyber security completamente presidiata da professionisti del settore.
Grazie all’integrazione con i sistemi di sicurezza più tradizionali presenti nelle infrastrutture aziendali, quali firewall, antivirus, antispam, web filter ecc., e con un servizio strutturato di threat intelligence, la piattaforma è in grado di prevenire gli attacchi e di impostare ed attivare azioni di sicurezza attraverso una centrale operativa, denominata I-SOC (Intelligence Security Operation Center), attiva 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con CYBEROO