L’hybrid cloud è di per sé un abilitatore di business continuity, perché consente di realizzare, per esempio, la nota regola del 3-2-1 sul versante del backup: lo sostiene Salvatore Ferraro, Head of Presales Office di WESTPOLE, solution provider con 8 sedi in Europa e più di 600 dipendenti al suo attivo. La regola prevede che ci siano tre copie dei dati su due differenti storage di backup, di cui almeno una in locale.
Il fatto che il cloud ibrido, per usare la definizione di Gartner, si riferisca alla combinazione di servizi cloud interni ed esterni, rende perciò questa architettura particolarmente adatta a supportare strategie di business continuity in cui la compresenza di più ambienti garantisce maggiore ridondanza e resilienza. Tanto più che oggi, come si intuisce dagli ultimi dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il public & hybrid cloud manifesta in Italia la dinamica di crescita più importante in assoluto, con una spesa pari a 2,95 miliardi di euro su un totale di 4,5 miliardi.
Questo significa da una parte che backup, replica e piano di disaster recovery devono necessariamente tenere conto di questa tendenza; dall’altra che si possono sfruttare tutte quelle feature che i public cloud provider, e in particolare hypervisor come AWS o Google, mettono a disposizione nativamente delle aziende che usufruiscono dei loro servizi, compresi quelli a supporto della business continuity.
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Backup and Recovery Software Solutions, quale scegliere
Tutte le organizzazioni dovrebbero adottare metodologie e strumenti idonei ad assicurare la business continuity, che tuttavia cambia «in base alla tipologia del cliente, a tutta una serie di peculiarità insite nella sua natura, nonché al suo target di mercato. Un conto è un’azienda che opera nel Manufacturing, un altro è un’azienda del mondo Finance» sottolinea Ferraro. Imprese diverse rispetto alle quali WESTPOLE propone vari approcci alla business continuity utilizzando differenti soluzioni: da Zerto a Veeam fino a Cohesity, per citarne alcune. Tutt’e tre sono state inserite l’anno scorso da Gartner nel suo Magic Quadrant for Enterprise Backup and Recovery Software Solutions, Zerto tra i “niche players”, Veeam e Cohesity tra i vendor considerati “leaders”.
Con riferimento a Cohesity, WESTPOLE l’ha scelta perché aiuta ad affrontare meglio le insidie di un attacco ransomware in virtù del fatto che la appliance di backup può fungere anche da piattaforma di storage: così il recupero dei dati è più semplice ed evita di essere esposti al meccanismo del ricatto tipico del ransomware. Cohesity, inoltre, permette di condurre un’analisi di detection sulla consistenza del dato, facendo scattare automaticamente un alert qualora riscontri una possibile manipolazione.
A questo si aggiunge un livello avanzato di indicizzazione che abbatte i tempi necessari a dover “fare la spunta” alla ricerca del file incriminato che, al contrario, può essere individuato immediatamente in maniera da intervenire subito per porre rimedio.
Perché RPO e RTO sono importanti nella business continuity
Per quanto riguarda il disaster recovery, che è parte integrate della business continuity negli ambienti hybrid cloud, l’opzione di WESTPOLE è su Zerto, «una tecnologia che consente di effettuare RPO in pochi minuti e RTO nel giro di qualche ora» tiene a precisare Ferraro. Su questa testata abbiamo avuto modo di soffermarci sulla differenza tra RPO (Recovery Point Objective), che identifica il momento in cui è stata conservata l’ultima copia valida dei dati, e RTO (Recovery Time Objective), che definisce invece il tempo massimo contemplato per il ripristino di un servizio o di un sistema affinché siano resi nuovamente disponibili.
Zerto, acquisita da HPE nel settembre 2021, rappresenta una soluzione convergente di backup e disaster recovery finalizzata alla protezione dei carichi di lavoro sia on-premises che in cloud, motivo per il quale si presta a essere impiegata nei contesti di cloud ibrido. «L’abbiamo scelta per asseverare quanto più possibile dalla eventuale perdita dei dati e garantire una completa business continuity con una terza copia dei dati che viene replicata all’esterno. In questo modo, laddove ci sia un fault sia sul sito di produzione, sia su quello di disaster recovery, il cliente possiede comunque una copia in un repository, così da poter ripristinare il suo ambiente primario partendo dai dati che sono lì conservati» evidenzia Salvatore Ferraro.
Il valore in termini economici e di sicurezza del cloud pubblico
Una delle caratteristiche di Zerto è quella della compatibilità con diversi public cloud provider. Questa è anche la ragione per cui WESTPOLE se ne avvale, poiché la sua visione sull’infrastruttura IT che i clienti dovrebbero utilizzare è di tipo “agnostico”, non indirizzata esclusivamente verso un vendor a discapito di altri.
Semmai, in veste di solution provider, la sua attività consulenziale si concentra nel far percepire il valore in termini economici e di requisiti di sicurezza che un cloud pubblico è in grado di generare.
Nell’hybrid cloud, infatti, l’interconnessione tra cloud pubblici e privati è il fattore aggiunto che qualifica questo modello architetturale. La diffidenza nei confronti della “nuvola” che si registrava in passato ormai sta venendo meno, come attestano anche i numeri dell’ultimo Osservatorio Cloud Transformation.
Una diffidenza che contribuiscono a fugare realtà come WESTPOLE quando affiancano le imprese nei loro percorsi di innovazione e di trasformazione digitale. «Il nostro profilo è quello di un full outsourcer e, nel momento in cui un cliente si affida completamente a noi, è più semplice che accolga i nostri consigli e che valuti positivamente certe soluzioni anche in merito alla migliore strategia di business continuity da implementare in azienda» afferma in conclusione Ferraro. Se questi suggerimenti, poi, trovano conferma successivamente alla luce di una user experience positiva che non viene messa in discussione da alcun fault dal punto di vista della sicurezza, né subisce degradi di performance sul business IT, allora è la riprova che le politiche di business continuity intraprese stanno ottenendo gli esiti sperati».
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Westpole