Nell’attuale era digitale, elementi come una forza lavoro più distribuita, nuove modalità di interazione con i clienti o il ripensamento della supply chain, hanno portato a un’espansione del perimetro potenzialmente soggetto ad attacchi malevoli verso quello che è il vero patrimonio di ogni azienda: le informazioni.
Una mole di dati in continua crescita, causata anche da tecnologie come l’IoT (Internet of Things) che stanno rivoluzionando ogni settore di mercato, da quello sanitario a quello industriale, richiedono approcci alla cyber security molto più evoluti e non più ancorati a un passato in cui lo scenario generale era decisamente diverso e meno complesso.
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Le vulnerabilità della convergenza tra OT e IoT
Per le infrastrutture OT (Operational Technology) di automazione industriale – definite da Gartner come “l’insieme di hardware e software che rileva o causa cambiamenti attraverso il monitoraggio o il controllo diretto di dispositivi fisici, processi ed eventi di un’impresa” – in passato si sceglieva di seguire due diversi criteri di protezione:
- la segregazione dell’infrastruttura, ovvero la separazione degli impianti di monitoraggio e controllo da quelli del comune IT;
- oppure la security by obscurity, che consiste nel confidare nella scarsa diffusione delle informazioni sulle tecnologie in campo e sulla loro specifica configurazione.
Due strategie ormai divenute inadeguate, perché con la trasformazione digitale in atto le infrastrutture OT (Operational Technology) utilizzano sempre di più tecnologie largamente diffuse come server, virtualizzazione, storage, reti IP o sensori IP (IoT, Internet of Things).
Questo porta alla presenza di concrete vulnerabilità tecniche IT nelle reti OT (Operational Technology), ma anche a servizi di gestione IT applicati all’OT (Operational Technology) in modo non sempre adeguato allo scopo.
Le reti OT (Operational Technology) sono da tempo oggetto di attacchi mirati, proprio perché assicurano l’accesso a infrastrutture critiche che, se colpite, determinano danni rilevanti. Le conoscenze sulle tecnologie OT (Operational Technology) sono sempre più diffuse.
La coesistenza tra infrastrutture OT (Operational Technology), anche datate e frutto di progetti che non hanno considerato i rischi cyber, e componenti IoT (Internet of Things) per loro natura altamente connesse, ma dotate di scarsa capacità elaborativa a bordo (ovvero di capacità cogente di proteggersi da attacchi) rendono questi a
mbiti teoricamente molto vulnerabili.
Le sfide per Industria 4.0
La quarta rivoluzione industriale, annunciata nel 2016, avviata dal Piano Nazionale Industria 4.0 e sostenuta con i fondi del PNRR, sta ampliando in modo sensibile i campi di utilizzo delle tecnologie digitali al mondo industriale.
Questa espansione, talvolta non adeguatamente compresa rispetto ai rischi cyber che implica, richiede a tutti gli operatori del mercato un salto di consapevolezza e competenze che si inizia a osservare sia sul fronte delle soluzioni tecnologiche e sia su quello dei requisiti posti dai clienti.
Ciò richiede la realizzazione di complesse infrastrutture tecnologiche il cui scopo è quello di distribuire sul territorio delle stazioni di prossimità per la raccolta di telemetrie da sensori specializzati e di inviare le informazioni raccolte a dei sistemi centrali di monitoraggio.
Queste soluzioni prevedono l’impiego di componenti tipicamente OT (Operational Technology) integrate con soluzioni IT di edge computing e sensori IoT (Internet of Things). Il tutto installato in contesti di campo e in ambienti non presidiati. Si tratta proprio di uno dei tipici scenari a rischio descritti in apertura.
La security by design nel mondo OT e IoT industriale
All’interno di questi progetti di monitoraggio infrastrutturale, emerge un’accresciuta sensibilità delle stazioni appaltanti verso il rispetto dei requisiti di sicurezza cyber sin dalla progettazione. Requisiti che risultano strutturati, attinenti al contesto applicativo, con riferimenti agli standard internazionali, ai diversi framework di sicurezza e alle buone pratiche di mercato.
Ciò testimonia il percorso di crescita nella consapevolezza del mercato sui rischi cyber, sollecitato anche da azioni normative e di sensibilizzazione condotte a livello nazionale ed europeo.
In termini operativi, si è riscontrato anche il richiamo a strumenti di modellazione del contesto di rischio (threat model) personalizzati per il particolare ambito OT (Operational Technology)/IoT (Internet of Things), così come il rinvio a misure di sicurezza selezionate per gli OSE e applicabili proprio alle infrastrutture OT (Operational Technology)/IoT (Internet of Things) e che sintetizzano i controlli proposti da diversi standard attinenti al contesto.
Si tratta di un’occasione importante per avviare un percorso di trasformazione “culturale” del mercato nazionale, che può trovare negli operatori del settore il volano per veicolare dalle grandi aziende a quelle più piccole un corretto approccio ai rischi cyber nel contesto di riferimento.