Quando si parla di sovranità del dato si intende il controllo legale che un Paese esercita sui dati archiviati all’interno dei suoi confini, influenzando chi può accedervi e in che modo questi possono essere utilizzati. Ciò significa che, quando i dati attraversano i confini nazionali, il Paese ospitante può imporre le sue regolamentazioni facendo emergere conflitti normativi. Soprattutto quando i dati vengono raccolti in una certa giurisdizione e trattati in un’altra.
“In passato, le aziende tendevano a sottovalutare le implicazioni geopolitiche della residenza dei dati all’estero – spiega Davide Capozzi, Innovation Director di WIIT -. Sacrificando la sicurezza, molte di loro hanno accettato compromessi rischiosi pur di accedere ai mercati globali. Ma la crescente instabilità internazionale sta trasformando radicalmente il panorama normativo e operativo, portando una nuova consapevolezza tra le organizzazioni. Comprendere e gestire la sovranità del dato è fondamentale per garantire che lo stesso rimanga al sicuro sia in transito che a riposo”.
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Sovranità del dato, quale impatto dalla geopolitica
Di fronte all’evoluzione delle minacce informatiche e belliche e alle varie derive legislative, le aziende devono definire le contromisure necessarie a gestire l’impatto dei rischi geopolitici che inficiano le loro filiere fisiche e digitali. Il che richiede la conoscenza delle norme sulla protezione dei dati e delle restrizioni sul trasferimento transfrontaliero, progettando misure adeguate a garantire la privacy e la sicurezza.
“Sovranità del dato significa che un Paese ha l’autorità e il diritto di governare e controllare i dati generati all’interno dei suoi confini – precisa Capozzi -, regolamentando la raccolta, l’archiviazione, l’elaborazione e la distribuzione delle informazioni che hanno origine nel suo territorio. Considerate le attuali relazioni tra Paesi, dal punto di vista della cybersecurity confidare nella cooperazione internazionale per affrontare efficacemente gli attacchi informatici è rischioso. Le tensioni crescenti tra alcune delle principali potenze mondiali, come la NATO e la Russia o gli USA e la Cina, stanno aprendo le porte ad attacchi informatici utilizzati come strumento di statecraft”.
Anche la crescita del nazionalismo e dei movimenti populisti degli ultimi anni contribuiscono a creare un contesto di crescente incertezza. Secondo Gartner, il 78% degli amministratori delegati è convinto che l’avanzata del populismo non farà altro che aumentare l’instabilità geopolitica e le sfide per le imprese. Il rischio potenziale è una deglobalizzazione, ovvero un’inversione o un rallentamento della globalizzazione che può compromettere la sovranità del dato.
“Alimentate da esigenze di controllo centralizzato, censura governativa e leggi sulla localizzazione dei dati, le preoccupazioni sulla sicurezza portano a limitare le interazioni digitali internazionali – sottolinea Capozzi -. Due esempi emblematici sono il Great China Firewall o la legge russa sull’Internet Sovrano che frammentano il web creando isole digitali sotto stretto controllo statale. Queste barriere interrompono i flussi di dati transfrontalieri e, limitando l’accesso alle informazioni, a seconda della struttura di governance e della situazione geopolitica rappresentano rischi distinti per i dati, che variano in base alla posizione, con un impatto anche sull’innovazione tecnologica. L’uso deregolamentato dell’intelligenza artificiale, ad esempio, finisce per generare incertezza nel breve e medio termine sulle relazioni internazionali e sulla politica economica sovranazionale”.
Sovranità del dato e cloud, il binomio imprescindibile
In questo contesto, far leva su un’infrastruttura cloud progettata a tutela della sovranità digitale assicura by design maggior protezione e controlli di accessibilità verificati per elaborare e condividere in sicurezza le informazioni sensibili, il tutto in piena conformità con le normative su privacy e protezione del dato.
“Le leggi sulla sovranità del cloud nell’UE vengono definite da una rete complessa di autorità di regolamentazione, con normative che vengono costantemente aggiornate per rispondere alle esigenze di protezione dei dati e alle pressioni politiche – continua l’Innovation Director di WIIT -. Un esempio di questa evoluzione normativa è sicuramente il GDPR, che guida le aziende nel garantire la sicurezza e la privacy dei dati. Per un’organizzazione con filiali in Germania e Francia, ad esempio, alcuni dati possono essere condivisi tra i due Paesi sotto i requisiti dell’UE, mentre altri devono rimanere confinati entro i confini nazionali a causa di leggi specifiche. Un cloud conforme alle normative UE offre ai clienti il controllo sui dati e sui relativi flussi, con meccanismi per rilevare e bloccare l’accesso non autorizzato, gestendo anche notifiche e deroghe ove necessario”.
Per un’organizzazione, verificare che in un’infrastruttura cloud i dati esistano solo in posizioni geografiche consentite non è così semplice. I provider devono rispettare rigorosamente gli accordi di servizio che affrontano le questioni di sovranità, dimostrando in modo trasparente il loro impegno concreto nella tutela e gestione sicura dei dati per costruire e mantenere relazioni di fiducia con i loro clienti.
“Per questo WIIT ha messo a punto Secure Cloud,” sottolinea Capozzi, “con cui offriamo alle aziende una base robusta per ospitare i workload critici e per sviluppare anche soluzioni all’avanguardia, come applicazioni di intelligenza artificiale. Facendo leva su un network europeo Multi-Tier IV con oltre venti data center proprietari che assicurano i massimi livelli di compliance e territorialità del dato, Secure Cloud è il framework sul quale WIIT costruisce tutti i suoi servizi che ne ereditano le caratteristiche”.
Non solo tecnologia: il valore della consulenza
Non si tratta, però, di fornire soltanto soluzioni tecnologiche avanzate, ma anche una consulenza strategica per aiutare le organizzazioni a gestire i rischi legati alla sovranità dei dati, minimizzando la dipendenza da tecnologie straniere e assicurando che i dati critici rimangano sotto il controllo nazionale.
“In un mercato sempre più sensibile ai rischi geopolitici e alla sovranità del dato, Secure Cloud offre residenza dei dati e localizzazione declinati in formule di servizio pacchettizzate che consentono alle aziende di scegliere tra livelli di sicurezza Standard, Premium e DR”, chiosa Capozzi, “un elemento chiave sono le Zone, che offrono funzionalità attivabili a seconda della Region scelta attraverso processi certificati, corroborati da misure tecniche e organizzative pienamente compliant. Questo modello consente alle aziende di concentrarsi sullo sviluppo del business, con la certezza che la sicurezza e la conformità normativa siano sempre garantite”.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con WIIT