Riprendere il controllo delle applicazioni cloud
Questo documento sintetizza i risultati di un’indagine globale che Research in Action, ha condotto nel dicembre 2013 su 740 professionisti It nelle Americhe, Europa e Asia, per sondarne predisposizione e preoccupazioni nei confronti del fenomeno cloud. Secondo quanto emerso, il 75% delle imprese interpellate teme che la ridotta visibilità e il minore controllo derivante da un eventuale passaggio al cloud ostacoli la capacità di fornire un’esperienza utente di alta qualità nella fruizione delle applicazioni, riducendo il Roi dei software as a service. Lo studio rivela che i Service Level Agreement (Sla) offerti dai cloud provider non soddisfano le esigenze dei clienti: il 79% del campione li ritiene infatti troppo “semplicistici”. Il 73% degli intervistati, inoltre, ha paura che i fornitori di servizi cloud cerchino di nascondere ai clienti i problemi a livello di infrastruttura o piattaforma che impattano negativamente sulle performance application. Infine, tra i timori sollevati dalla nuvola, il 62% delle aziende trova difficile risolvere i problemi nel cloud; l’87% di questa fetta lamenta anche un aumento dei tempi medi di risoluzione.
DevOps e Continuous Delivery: dieci fattori che ridisegnano il futuro del rilascio applicativo
Questa ricerca, pubblicata dall’Enterprise Management Associates (EMA), esamina i dieci fattori che rendono i modelli DevOps e Continuous Delivery agenti di cambiamento all’interno delle imprese. I dati contenuti nel documento sono stati raccolti nel secondo trimestre 2014 grazie al contributo di professionisti It impegnati in prima linea sul fronte della delivery applicativa. Tra i risultati di maggiore rilievo evidenziati dall’indagine: i team di DevOps esistono già in molte aziende e sono costituiti da figure It cross-funzionali; la maggiore sfida per i team di sviluppo consiste nel rilasciare nuovi software alla velocità che il business si aspetta (lo sostiene il 38% degli intervistati); emerge una stretta correlazione tra la crescita di profitto annuale dell’azienda e il grado di interazione tra le funzioni Development e Operations; il 40% delle aziende che ha adottato la Continuous Delivery ha aumentato del 10% e oltre la frequenza di rilascio di nuovo codice negli ultimi 12 mesi (il che si traduce anche in un aumento di revenue); l’accellerazione della delivery ha generato una serie di sfide: le principali sono i tempi di testing troppo lunghi (secondo il 28% degli intervistati) e la mancanza di risorse specializzate (24%); il 93% delle aziende che attuano la Continuous Delivery (contro il 7% delle “non praticanti”) ha registrato un aumento di fatturato nell’ultimo anno del 10% e più; l’adozione della Continuous Delivery impatta negativamente sulla produttività dell’It (il team di sviluppo è impegnato maggiormente nella operazioni di troubleshooting, mentre le Operations impiegano più tempo nell’implementazione dei software; entrambe le funzioni vengono distolte dalle loro attività core); il requirements assessment (35% delle risposte) e l’application design (26%) sono le fasi del ciclo di vita del software più difficili da accelerare nonostante l’adozione di pratiche di DevOps e Continuous Delivery.
Sap Performance Survey: serve un monitoraggio unificato!
Un’indagine globale condotta lo scorso giugno dall’azienda internazionale di ricerche di mercato Harris Poll (ora parte di Nielsen Company), ha rivelato una diffusa preoccupazione tra i 300 C-level intervistati (imprese con un fatturato annuo superiore al miliardo di dollari) per quanto riguarda le carenze prestazionali dei loro ambienti Sap. Secondo quanto emerso, la stragrande maggioranza delle organizzazioni lotta per identificare le cause dei problemi legati alle soluzioni del vendor tedesco (il 71% degli intervistati dichiara di impiegare ore, giorni o addirittura settimane per trovare la soluzione). Tra i dati più significativi del report, il 75% del campione si fida delle applicazioni Sap, ma il 93% di questa fetta dichiara di riscontrare problemi di performance. Da qui, una serie di atteggiamenti fuorvianti: ad esempio, l’85% dei rispondenti attribuisce le inefficienze prestazionali a componenti non-Sap. Spesso per identificare un problema occorre raccogliere più informazioni a più livelli dell’organizzazione; eppure il 65% dei rispondenti dichiara che è difficoltoso e una perdita di tempo coinvolgere le persone che sono interessate dalle applicazioni Sap. Alla luce di queste evidenze, dopo avere delineato lo scenario Sap, infine, lo studio mette in chiaro le sfide che un’azienda deve affrontare se utilizza più strumenti di performance monitoring anziché un approccio unificato in grado di restituire una visione olistica delle prestazioni a tutti i livelli dell’infrastruttura.